Arbitro cornuto, governo ladro, Roma ladrona. Ci sono i luoghi comuni. Siciliani mafiosi, milanesi lavoratori, napoletani imbroglioni. Poi, ci sono le generalizzazioni, che sono luoghi comuni anche loro, ma puzzano un po’ più di razzismo. Entrambi sanno di becero, d’ignorante e di stantio, eppure ci sono e tutti, in fondo in fondo, in qualche minima misura diamo loro credito. Eccone un’altra, di generalizzazione. Appena scritta, una riga fa. Accade ogni volta che si usa il partitivo tutti, perché tutti, in fondo, non esiste. C’è però dell’altro, in questo solco d’ignoranza primigenia che rispondendo a un primordiale istinto di semplificazione preferisce fare di tutta l’erba un fascio invece che separare il buono dal marcio e rendere a ciascuno il dovuto. Un ristretto ambito di Saggezza popolare, fatta della fortuna che aiuta gli audaci, di gente che non potrà rosicare se non avrà prima risicato, e di gatte che presto o tardi, nel puntare al lardo, ci rimetteranno una zampetta. In questa rubrica cercherò di sgombrare il campo dai luoghi comuni, e indagherò la saggezza di quelli che furono, prendendo spunto da un proverbio a settimana per scoprire se e quanto i loro motti siano ancora attuali, e quanto ci abbiano visto giusto, con la loro saggezza popolare.