L’Aleph in Cantina
L’ Aleph, anch’io, come Borges, l’ho trovato in cantina. Citerò dunque le sue parole per farvi capire cosa sia:
«Si trova sotto la stanza da pranzo» spiegò, la dizione resa più veloce dalla pena. «E’ mio, è mio; lo scoprii da bambino, prima che andassi a scuola. La scala della cantina è ripida, gli zii mi avevano proibito di scendervi, ma qualcuno aveva detto che c’era un mondo di cose in cantina. Si riferiva, come seppi in seguito, a un baule, ma io capii che c’era un mondo. Scesi di nascosto, rotolai per la scala vietata, caddi. Quando aprii gli occhi, vidi l’Aleph». «L’Aleph?» ripetei. «Sì, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli. Non rivelai a nessuno la mia scoperta ma vi tornai ancora. Il bambino non poteva supporre che quel privilegio gli era accordato perché l’uomo cesellasse il poema! Non mi spoglieranno Zunino e Zungri, no, mille volte no! Codice alla mano, il dottor Zunni proverà che il mio Aleph è inalienabile». Cercai di ragionare: «Ma non è buia la cantina?». «La verità non penetra in un intelletto ribelle. Se tutti i luoghi della terra si trovano nell’Aleph, vi si troveranno tutti i lumi, tutte le lampade, tutte le sorgenti di luce». «Vengo subito a vederlo»
Venite anche voi.