Come le notizie vanno e vengono è uno dei più grandi misteri dei nostri tempi. Si tramanda che anni addietro nelle scuole di giornalismo si dicesse che se un cane morde un uomo non è una notizia, mentre lo è se un uomo morde un cane. Ai tempi di twitter l’assioma non è più vero, e la rete fa ogni giorno figli e figliocci, cani e cagnozzi, disapplicando le regole del giornalismo tradizionale ed ergendo a fenomeno del momento fatti insignificanti, che s’impongono su tutti i fronti mediatici con la stessa forza che avrebbe la scoperta d’un nuovo continente.
Tutto questo per durare il tempo d’un baleno, un guizzo nel fiume delle mainstream news, perché un attimo dopo l’ingordigia d’una nuova notizia porterà la pistola dei giornalisti a sparare nuovamente, e poi ancora, un colpo dopo l’altro. A ripetizione. Perché sulla notizia non conta verificare, non descrivere, non approfondire. Non più. Conta solo essere i primi. Primi a batterla, primi a lanciarla, primi su Google, la Grande G, primi nei click, nella pubblicità, nel conto in banca. E se nel frattempo si sbaglia, si diffama, si calunnia, s’inventa, portate pazienza. Fa parte del gioco; è il giornalismo moderno, bellezza, quello duepuntozero, dove l’esercizio di verificare le fonti ti colloca nell’età della pietra, ai tempi del telefax e della Lettera 23.
Esplorerò Google Trends, lo strumento principe dei giornalisti web, l’arma che spia le ricerche degli utenti per rivelarne gusti e tendenze, affinità ed esclusioni. Un delatore universale e potentissimo, miniera d’oro per chiunque voglia spopolare in rete cavalcando l’onda del successo altrui. Ficcandoci dentro il naso, ogni settimana vi racconterò cosa si bisbiglia all’orecchio di Mountain View, nel modo più irriverente possibile.