Le cronache sono un po’ tutte inutili. Raccontano il già visto, l’accaduto ripetitivo. Sono ricche di stupore, come se ogni evento fosse una scoperta e non una riscoperta. Perché narrano non di scienza, che progredisce e muta, ma di umani. Da millenni simili a se stessi, con buona pace delle culture, delle religioni, dei tempi e delle civiltà. Parlano di sentimenti, quelli che ci rendono diversi eppure simili gli uni con gli altri. Perché sentimenti e ragioni sono lì, immobili nei millenni. E noi tutti mostriamo tutte le volte di stupirci, giusto per non cadere in depressione.