Lo sguardo (storie di incanti)
Quando ero bambino avevo una cameretta tutta bianca. Sopra il letto una Madonna in rilievo con tanto di cornice in
And the radio plays
“And the radio plays” deve il nome ad una canzone dei Cccp. Chi scrive immagina di essere davanti ad un ipotetico microfono di una ipotetica radio con un ipotetico pubblico in attesa di un ipotetico discorso. Tolto tutto ciò che è ipotetico, rimangono una pannocchia al posto del microfono e un orsacchiotto degli anni ottanta come ascoltatore.
Una giornata senza pensare
Un paio di settimane fa un caro amico mi suggerì di pensare di meno. Ora, sebbene ciò nell’economia del discorso
Mattinale (la piccola bellezza)
Oggi vorrei buttare giù due parole per voi che, come ogni mattina, avete acceso il computer, inserito la password del
Impressioni di settembre
Settembre è pressoché inconcepibile. Ha una luce strana, giallognola, che nei giorni tristi ti fa pensare ad un sole fiaccato
Strana e romantica storia del ladro innamorato
C’era una volta un ladro molto particolare che invece di attendere il calare delle tenebre per compiere le sue malefatte
Quando l’ispirazione non c’è
Cosa ci sta dietro agli articoli che leggete, apprezzate e condividete? Oppure, meglio ancora: quando scrollate altrove la rotellina accompagnando
Di Aperol, salite, cocco, vita e altre amenità
Me ne stavo seduto con il palmo della mano aderente al tavolino del bar, la schiena allo schienale, lo schienale
L’odore dell’estate
Mi disse un caro amico: l’unico difetto dell’estate sono le spighe nei calzini. E’ una bella immagine. Un lieve fastidio
L’insostenibile pesantezza della cervicale
Avrei voluto scrivere di tutt’altro, sono sincero. Avrei voluto piazzarvi sul laptop una serie di citazioni letterarie e rievocazioni storiche
Triste storia di un # (hashtag o cancelletto che sia)
Questa è la storia di #, un quadratino nella tastiera di un telefono fisso, un piccolo e inutile tastino nero
La mosca (rieducazione sentimentale di Moreau)
Federico Moreau si accingeva a varcare la soglia di casa Arnoux quando una mosca gli si parò davanti. Egli non
L’attesa (una canzone nella testa)
Me ne sto seduto sulla panchina di un piccolo parchetto periferico, uno di quegli spiazzi di erba bruciata da sole