Ramona Corrado

La parola scritta è libertà. Scioglie il pensiero, troppo imbrigliato in evoluzioni pindariche, troppo veloce e inconcludente. Fa luce nel groviglio delle emozioni, schiarisce i dubbi. La parola scritta dà sollievo, toglie i pesi, regala un corpo a un’idea e te la serve su un piatto d’argento. Smonta le paure rendendole ridicole, così da poterci ridere su. La parola scritta è inconfutabile e concreta, nero su bianco, rimane ancorata alla carta, ma scatena la fantasia facendo volare i sogni. La parola scritta lascia liberi come poche altre cose. La parola scritta è verità e bugia. È vita.

Nell’eterno susseguirsi delle stagioni ogni volta il miracolo della rinascita primaverile mi sorprende. Da arbusti secchi nascono cuori verdi, da sotto pietre e ghiaia spuntano esili fuscelli carichi di promesse colorate, sugli alberi dormienti spunta un intero arcobaleno di fiori allegri. Tutto a dire che non bisogna mai darsi per vinti, che ciò che sembra morto invece rinasce e una nuova stagione è sempre possibile. Basta eliminare i rami secchi, smuovere le zolle, aggiungere un po’ di terra nuova. E tutto ricomincia.

Io sono pronta.

Imparare a stare da soli. A fare a meno degli altri. A rinchiudersi dentro la corazza per difendersi e recitare un mantra “non mi fai male, non mi fai male, non mi fai male”. L’esperienza non insegna, bisogna rifare gli stessi errori, fidarsi, concedersi, illudersi. E poi sanguinare. E allora bisogna imparare di nuovo, ogni volta, a stare soli. A respingere chiunque. A stringere la corazza, mentre si vorrebbe solo amore.

Quelli con le mani fredde, insensibili a sottintesi, battiti di ciglia, sospiri. Quelli che se non pagano non si divertono. Quelli che una volta l’anno può bastare. Quelli che 5 minuti sono anche troppi. Quelli troppo belli che non vedono nessuna, se non la compagna per niente bella. Quelli che tutte, purché respirino, ma in fondo neanche una. Quelle piovre con tentacoli buzzurri che entrano ovunque senza stile.

Uomini.

Con le mani facciamo molte cose, ma ci dimentichiamo di usarle per toccare l’altro.

Carezzare un vecchio, un bimbo, una persona in difficoltà. Abbracciare, dare una stretta di mano, posare una mano sulla spalla. Massaggiare per alleviare un dolore. Scostare una ciocca di capelli da una fronte preoccupata. Riscaldare una mano gelida per l’età o per l’emozione. Asciugare una lacrima.
Il contatto, pelle contro pelle, alimenta il benessere e nutre la nostra umanità.