FUS Edizioni
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raccontiamo emozioni
Reg. Trib. Napoli n° 5/2020

Massimiliano Maccaus

L’idea di creare facciunsalto.it è stata sua. Ma è il suo unico merito, tutto il resto è opera di tanti altri. Non va mai a dormire se non è morto di sonno. Scrive dalla tenera età; ama viaggiare, scoprire, conoscere. Emozionarsi. La mia rubrica è Cattivi propositi, fateci un salto!

SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Il mondo

Come se il mondo vero non ci bastasse ce ne inventiamo di continuo di immaginari, non paghi dei mari e dei monti e delle bellezze della natura. No: dobbiamo aggiungervi linee orizzontali e verticali e dividerlo a nostro consumo con confini infiniti che segnano il tempo, le ore e le stagioni; le proprietà e le inclusioni e, come conseguenza, le esclusioni. Abbiamo bisogno di separazioni fittizie che ci impediscono di apprezzare il fatto che, di fatto, la continuità delle nostre vite non ha soluzioni, e che se sparisse la specie umana con essa sparirebbero le domeniche, i lunedì, i capidanno e tutti gli altri confini fittizi che ci sono tanto necessari per poter fingere, periodicamente, di ricominciare. Porte che chiudiamo al solo scopo di poterne aprire altre, in questo nostro creato così tremendamente avaro di confini.
SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Babbo Natale

L’altra sera è morto Babbo Natale. E’ stato un buon vecchio, quel vecchio cui si scrive, e che risponde senza ricevere mai una lettera di ringraziamento. Eravamo in macchina, tutta la famiglia, in un lampo s’è accennato al Natale prossimo venturo. Un riferimento al vecchio barbuto, un sorriso complice, pieno di vergogna, buon senso e ansia di crescere. Ed è morto, senza troppe parole superflue, senza funerali e soprattutto senza lacrime, lasciando intatte quelle di gioia, i sorrisi e i bei ricordi dei nove Natali precedenti. Caro Babbo, questa è la tua lettera di ringraziamento. Ti siamo grati, e da quest’anno avrai nell’elenco delle tue frettolose consegne un bambino in meno, che non ti dimenticherà mai.

SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Arancia

Guardavo un’arancia. La giravo tra le mani. Tutta uguale. Un avvallamento lì, dove è stata recisa dall’albero, un po’ di scorza dura tutt’intorno. Come un ombelico. Poi, tutta uguale. Non il nord, non il sud, non l’oriente o l’occidente. Tutta uguale, nessun confine. Poi, sotto la buccia, gli spicchi. Che segnano nettamente confini tra di loro. Forse il trucco sta tutto lì. Nel non sbucciare l’arancia, nel lasciarla intatta, uguale a tutte le altre, con quel suo ombelico verdognolo, così uguale a tutte le figlie d’aranci.

SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Cravatta moderna

Pare che la cravatta moderna, simbolo d’eleganza e tratto distintivo dei colletti bianchi, sia figlia di quella indossata dai mercenari croati in servizio in Francia durante la Guerra dei trent’anni: i loro piccoli foulard tradizionali, annodati intorno al collo, suscitarono la curiosità dei francesi, che ne lanciarono tosto la moda.
Di stravagante c’è che l’accessorio, nato pertanto come parte di una divisa militare – che si rende necessaria, appunto, per uniformare i soldati e impedire che ci si ferisca tra compagni – da simbolo di cameratismo e di uniformità sia diventata marcatore di distinzioni sociali. Pare sia il destino comune a chi percorre la via del comunismo: s’inizia con l’essere uguali, per poi diventare più uguali degli altri.

SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Il Nome

Adriano, Laura, Lorenzo. Niente ci è più familiare del nostro nome. E’ il primo stigma identitario. Quel nome, quel suono, quelle poche sillabe attaccate siamo noi. Ci si pensa poco, ma dietro ogni nome c’è una scelta. Se ne abbiamo uno, è perché qualcuno l’ha scelto per noi, pronunciandolo una prima volta. Una scelta che crea un legame che sarà parte di noi per tutta la vita, e che cela la sostanza della nostra vita di esseri umani, fatta di relazione. Se abbiamo un nome è perché qualcuno lo pronunci. Altrimenti potremmo anche farne a meno.

SCAMPOLI DI PENSIERI

Massimiliano Maccaus

Fatti d’acqua

Saliva, sudore, sangue, sperma. Si diceva che siamo composti per il 70% d’acqua. Ed ecco che uno studio arriva al 99%, facendo la conta delle molecole di H2O. Praticamente rimane solo un punto percentuale a segnare la differenza tra noi e la minerale in frigorifero. Intanto gli esperti raccomandano di bere, e bere tanto, per restare in buona salute. Con l’effetto però di diluire ancor più quel preziosissimo un percento. L’aspetto positivo è che l’acqua è cristallina, e non torbida come noi alle volte siamo. Inoltre è trasparente, con buona pace di chi tra noi non si rassegna all’esistenza di cinque colori diversi della pelle umana. Sono solo coloranti: la sostanza è fatta della stessa acqua.

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