Elisabetta Pinna

Tra i mille sogni dei bambini ci sono quelli sul futuro, quelli che cominciano con “quando sarò grande”. Queste tre parole racchiudono un mondo, sogni, speranze, desideri. Mio figlio inizia ora a dirlo ed è inevitabile un brivido, ma non perché abbia paura di quando sarà grande. No, quello mi renderà felice. Mi viene un brivido al pensare che alcuni bambini un domani non lo avranno. I loro sogni non finiranno per sfumarsi tra le pieghe della realtà e invece di fare gli astronauti faranno magari i portalettere, no, molti non avranno nemmeno questa possibilità. Sono quei bambini che Dio ama troppo, o troppo poco, e che in questa vita si affacciano alla finestra per qualche istante, per poi svanire lasciando un sentore della loro breve vita.

In bilico. Piedi ben fermi, ma pur sempre in bilico. La tavola trema. L’acqua si gonfia, riluce sotto il debole sole tra le nuvole grevi. Nervi saldi. Il cuore no, quello non lo si può controllare. Arriva il momento. L’uomo lascia il manubrio che lo legava al motoscafo. Ora è solo. In bilico. Il grande serpente d’acqua inarca la schiena, la cresta bianca riluce, un fremito, come se si scrollasse le spalle. L’uomo scivola lungo il fianco dell’onda. Respira e non pensa a niente. La schiuma lo lambisce, ma non se ne preoccupa, continua ad andare avanti. Forse è così che dovremmo vivere.

“La Befana è poverella, devi scegliere un regalo piccolo, Babbo Natale è più ricco”. Così mi diceva mia mamma quando ero piccola e non ho mai capito come e perché Babbo Natale dovesse essere più ricco della Befana. In effetti però quella vecchina che sembrava più una strega, aveva abiti cenciosi e pochi denti. Con che cuore io dovevo chiederle un regalo quando quella poveretta non poteva nemmeno masticare? E così, presa dagli scrupoli di coscienza, a quattro anni le chiedevo solo di non portarmi carbone e di tenere per sé il resto, ne aveva più bisogno di me.

Un momento così, la luce gialla del lampadario, il calore della stufina a gas, noi tutti riuniti. Il bambino che gioca coi nonni. Le luci della sera cominciano a calare. Il cane uggiola davanti a una fetta di salame. Un momento di banale quotidianità che però dopo un periodo difficile ha un gusto così dolce, così carico. Respiro, aria leggera, atmosfere calde. Tra poco faremo l’albero. Tutti assieme. Anche questa volta. Ancora una volta. Ancora una volta è Natale. Assieme. Scampoli di felicità.