Bolle di sapone
I bilanci li ho sempre fatti a settembre.
Quest’anno però mi ha messo a dura prova, e il mio corpo a un certo punto ha deciso di cedere, donandomi un Natale avvolto nella coperta di quand’ero bambino, e tazze di acqua con il miele preparate da mamma con mani che solo a guardarle mi commuovo. Ci sono interi mesi, di questo 2022, che sono passati senza che me ne accorgessi, senza che potessi metterli in pausa per viverli quando ne fossi stato capace, o ancora riavvolgerli per capire cosa di diverso andava fatto, con gomma e matita a ridisegnare il passo.
Perduti, mesi perduti, che mai più riavrò indietro.
Un anno duro, a tratti però straordinariamente meraviglioso, colmo di così tanti colori che di alcuni non ne conoscevo neanche il nome. Un anno che sono stati mesi che sono stati giorni che sono volati, come bolle di sapone che rimangono in aria, e tu le guardi, le segui, ma poi improvvisamente plaf, scompaiono.
Sipario, finito.
Quest’anno è finito e lascia spazio a progetti, spero, ad amicizie ancora più intense, spero, a stimoli nuovi e imprevisti, spero, a un amore potente e sincero come il cuore che porto in petto, spero, a una casa, alla scrittura, al Teatro spero.
A me. Lascia spazio a me.
Stanotte chiudo gli occhi e mi auguro di ritrovarmi, capirmi, accarezzarmi, sorridermi, e poi perdonarmi. Null’altro.
Ho bisogno di sperare che qualcosa di straordinario sia possibile, di ‘disegnare voli leggeri e capriole mentre la terra sotto i piedi resta solida e rassicurante’, con gli occhi di un bambino che insegue quella benedetta bolla di sapone e crede che non scoppi mai.
E io ci ho sempre creduto nelle bolle di sapone.
Foto di TANMAY GHOSH: https://www.pexels.com/