Edgar: il giovane Puccini da riscoprire
Puccini non è solo il compositore delle opere più rappresentate nei teatri di tutto il mondo da più di duecento anni come Tosca o Madama Butterfly o Turandot.
Anzi vorrei sottolineare che eroine come Cio Co San o Liù sono il risultato di una maturazione musicale di opere giovanili come EDGAR.
Le due figure femminili del romanzo di de Musset diventano, nel libretto di Fontana, Fidelia ovvero la fedeltà e Tigrana la donna fatale. Oltretutto Tigrana è una trovatella mora somigliante nel suo esotismo alla Carmen. E non è un caso che le due opere siano praticamente contemporanee.
Nata in ambiente scapigliato e adattata dapprima sul modello drammaturgico della grand opéra in quattro lunghi atti, fu in seguito ridotta e riconvertita al gusto verista affermatosi alla fine del 1800. Un adattamento riuscito solo in parte in quanto se la versione in tre atti risulta sicuramente più agile e meno impegnativa per le voci, sicuramente sacrifica numerose importanti pagine musicali.
Rispetto a una grammatica precostituita e fortemente salda nei libretti tradizionali, dove la rivale non è la protagonista, sebbene il titolo consideri il ruolo del tenore, la vera protagonista è Tigrana.
Se lo paragoniamo alle successive figure femminili di Puccini, questo ritratto di donna è un unicum nella drammaturgia pucciniana. Anche il registro vocale di Tigrana, mezzosoprano come il personaggio di Bizet, nelle opere della maturità è praticamente assente nelle protagoniste del compositore toscano.
Al contrario, Fidelia, conserverà anche nelle successive versioni fino a quella definitiva, le tre arie solistiche e nella sua figura già si delineano i tratti salienti delle eroine pucciniane. La vera fonte di ispirazione di Puccini per i successivi capolavori è sicuramente Fidelia come lo saranno Cio cio san, Manon, Suor Angelica e Liù ma alcune caratteristiche di Tigrana con le sfumature di passionalità forse possiamo intravederle in Tosca che agil qual leopardo ti avvinghiasti all’amante con tanto impeto da scatenare la bramosia di Scarpia.
Edgar è un’opera lirica in quattro atti di Giacomo Puccini, su libretto di Ferdinando Fontana. In successive rielaborazioni, l’opera fu poi ridotta a tre atti a Brescia.
Dopo Brescia, non fu più rappresentata per 13 anni, ma nel frattempo Puccini mise di nuovo mano alla partitura tagliando molti episodi. Fino al 1905 il musicista rimise mano alla partitura, ma limitandosi a rivederne l’orchestrazione o modificare qualche episodio.
In Italia tornò sulla scena, al Teatro Lirico di Milano, il 24 dicembre 1944.
L’azione si svolge nelle Fiandre, nell’anno 1302.
Il giovane Edgar, nonostante l’affetto per la dolce Fidelia, non riesce a resistere al fascino della provocante Tigrana, una zingara dal passato misterioso. Gli atteggiamenti irriverenti di costei suscitano lo sdegno degli abitanti del villaggio.
In difesa della zingara accorre Edgar che, in preda ad un’irrefrenabile esaltazione, afferra una torcia accesa e appicca il fuoco alla propria casa; quindi, allontanata da sé la dolce Fidelia, fugge con Tigrana, col proposito di abbandonarsi con lei ad una vita di dissolutezze.
Edgar e Tigrana vivono insieme in un ricco castello, circondati di ospiti festosi e passando da un piacere all’altro. Ben presto, però, il ricordo della casa natale comincia a penetrare nell’animo di Edgar così come l’immagine di Fidelia si riaffaccia improvvisa alla sua memoria. Quando poi ode lontani rulli di tamburi e suoni di fanfare militari che accompagnano una schiera di soldati diretta al campo di battaglia, egli sente prepotente il desiderio di riabilitarsi e, malgrado Tigrana tenti di richiamarlo a sé, decide di seguire l’esempio di quegli uomini votati alla gloria o alla morte.
Dopo la battaglia giunge in paese la notizia delle gesta di Edgar e della sua morte in campo.
Solo un misterioso frate non si unisce agli altri nel celebrare le gesta del defunto, anzi corrompe Tigrana affinché denigri Edgar e lo incolpi di tradimento. Alcuni soldati si avventano allora verso il catafalco per profanare il cadavere, ma restano allibiti quando nelle loro mani rimane unicamente l’armatura. Il frate si spoglia allora del saio, apparendo nelle sembianze di Edgar. Fidelia si slancia verso di lui per abbracciarlo, ma Tigrana è pronta a compiere la sua vendetta: afferrato un pugnale, colpisce mortalmente la fanciulla, sul cui corpo Edgar si china in preda alla disperazione.
I nuclei fondanti della trama sono simili al capolavoro di Bizet: la zingara, il soldato che lascia l’esercito per seguire la passione, la dolce fidanzata e infine la morte.
L’edizione del 2008 al Teatro Regio di Torino con Jose Cura che veste i panni del personaggio del titolo è quella che ho rivisto a casa nei giorni scorsi accendendo in me il desiderio di rivedere questa opera “minore” in teatro sperando che qualche illuminato Sovrintendente sacrifichi gli incassi sicuri con titoli di repertorio visti e rivisti come Bohème e Traviata per proporre, con cast adeguati alla partitura in realtà poco agevole, questa interessante opera nella versione di tre atti.