“Carezze tra anime” – di Lidia Geraci
Questo lungo percorso a piedi, tra insidiose radure e ripide scoscese senza appigli che possano in qualche modo rappresentare scuse, è la grande volontà, nonché la forte esigenza dell’autrice, di arrivare al cuore delle relazioni. Complesse le declinazioni, tortuoso il cammino ma, in fondo, “semplice” la risoluzione.
E’ una questione di incastri, di indagini certosine, di tempi di maturazione, di prova emotive estenuanti, di rapporti più con se stessi che con gli altri, di rapporti con se stessi in relazione agli altri, di meccaniche che tirano o allentano le accordature.
La storia è di quelle di cui si anticipa l’epilogo già dalle prime pagine, perché in certi romanzi non è come va a finire, ma come ci arrivano i personaggi.
E’ una questioni di incastri
L’amore la fa da padrone, l’amore che non conosce limiti né regole sociali, né relazioni pregresse, quando si manifesta; lo stesso amore totale e totalizzante che è anche il naturale viatico di tanti dolori, partenze, ritorni, ripensamenti; quell’amore che anche non si cura della morte, perché l’ha superata da un pezzo. Può il destinatario dei nostri sentimenti essere “solo” uno strumento per esercitare l’amore? Quello che ci sposta dall’ordinario, restituendo alle nostre viscere iniezioni di emozioni che rinnovano la vitalità, gli slanci verso il fare, l’agire, il donare? Che non sia questo il fine ultimo dell’amore? Si può amare chi non c’è solo perché amare significa “sentire” talmente tanta presenza di sé da cristallizzare, nella consapevolezza, anche l’assenza? La storia verso la quale ci conduce Lidia Geraci ci insegna che amare non conosce senso né tempo, spazio né assenza, né tanto meno presenza. L’amore è una qualità appartenente a tutti e che riguarda esclusivamente se stessi, la propria modalità pratica di condurre questa vita da un capo all’altro dell’esistenza, la propria predisposizione a scavare la terra fin sotto l’abisso e anche annaspare, ma non discuterlo.
E’ una miriade di punti di vista ognuno dei quali pretende assolutezza
Trascende il fisico così come lo pretende, ma esiste e resiste con e senza. E’ una miriade di punti di vista ognuno dei quali pretende assolutezza. E’ inclusivo ed esclusivo. E non è né dare né avere, è solo sentire. E sentire a prescindere da quanto e da come qualcun altro ci “senta”. Abbandonarsi. Risalire la china e riprecipitare. Liberare se stessi da se stessi, da sovrastrutture e narrazioni teoretiche. La grande digressione psicologica e analitica su sentimenti e relazioni che il viaggio in questo libro ci offre, è un unico flusso di pensiero che si interseca con le vite delle sue creature. Tutti si parlano con grande cognizione di causa. Tutti sono attenti agli altri, tutti sono alti nella potenza sentimentale che è la stessa dell’autrice, che demanda certi argomenti, sullo sfondo di affascinanti, immaginifici scorci di assolate isole siciliane, a tutti i personaggi che prendono vita nel suo romanzo di esordio, genitori naturali ed adottivi, amici e anche conoscenti, inconsapevoli avventori e figli già grandi e maturi, con disagi esistenziali da indagare tutti, loro e noi, perché in fondo siamo la stessa cosa: loro i nostri specchi, noi le loro impegno; loro le nostre guide, noi il loro motivo. C’è da chiedersi, alla fine di questa coinvolgente lettura, se i protagonisti siano davvero Tancredi e Farah, o Francesca e Lilla, o gli assenti talmente presenti da dettare regole e reazioni, o noi lettori. C’è da chiedersi di chi si parli davvero. Quali fatiche si risolvano. Quali mondi si scoprano. Quali anime si carezzino. Perché alla fine, siamo tutti conviventi di questo pianeta, e tutti reciproci, persone e personaggi, al di là di dove si abiti, di quanto ci si conosca e di quanto, in termini pratici, si condivida.