Respira ragazza
I social si sa, amplificano ogni cosa, danno voce anche agli imbecilli, arrivano ovunque e soprattutto danno la stura a una valanga di offese gratuite, prodotte così soltanto per sfogare la rabbia repressa e picchiare sui tasti, protetti da uno schermo o dall’anonimato. Giorni fa la questione, assai dibattuta, della giovane neolaureata in medicina, col massimo dei voti e addirittura in anticipo sui tempi canonici del percorso di studi, ha creato cascate di commenti e di post. Osannata da molti, sovraesposta, criticata, offesa, messa in discussione su aspetti che anche poco c’entravano con la performance intellettiva e con i risultati raggiunti, questa ragazza in alcuni commenti è stata oggetto di offese e di critiche che a dir poco avevano a che fare con l’argomento “studio” come il cavolo a merenda. Ovviamente voglio risparmiarvi i miei pensieri su di lei, che nemmeno conosco, e potrebbe essermi figlia, ritengo più che altro che sia parte di costruzioni di marketing e di personaggi mediatici a tavolino. Una cosa però mi preme tantissimo dirla da quando ho letto di lei e delle sue performance di studio, altamente criticate per i tempi e per i modi ( pare anche fossero esami a porte chiuse). A parte il dettaglio inaccettabile per chiunque abbia un pizzico di buon senso, sul fatto che sia arrivata ai suoi obiettivi non dormendo la notte, e già per una che voglia professare nella sanità mi pare un nonsense dannoso per la salute, è tutto il controcanto sottostante a questa storia che mi preoccupa parecchio. Bisogna correre, l’imperativo categorico per i nostri giovani è tagliare il traguardo e farlo nei tempi più brevi, farlo ad ogni costo, sacrificare tempo, attenzione e vita per raggiungere l’agognato obiettivo. Questa non è per me determinazione, che pure serve nella vita, ma è ossessione proiettata al domani, è mancanza di possibilità di godere il momento, quel tanto raccontato “qui e ora”, è essenzialmente carenza di cura per il percorso. Come in un viaggio durante il quale si pensi esclusivamente al raggiungimento della meta senza godere mai del panorama, o del cambiamento della luce, del paesaggio, o dei profumi attorno, o ancora peggio di chi in quel viaggio ci accompagna. Prendete con la pinza questi miei pensieri tradotti in poche parole, ho una certa età ormai e credo che dopo lunghe corse sia bellissimo passeggiare e soprattutto fermarsi a guardare, o ascoltare il nostro cuore, senza fretta e senza mettere la foto perché il mondo intero possa applaudire.
Per ogni giovane osannato, a torto o a ragione, ce ne saranno cento dimenticati, che si vanno a nascondere per non avercela fatta, per sentirsi inadeguati, perché il mondo va troppo veloce per loro, e perché hanno semplicemente un’altra velocità. E qualche volta soffrono tragicamente.
Ciò che non si sente e non si vede a volte ha la forza di mille soli per riscaldare un mondo intero, anche quello abitato da coloro che credono di non aver bisogno di calore e di non fermarsi a respirare e dire grazie alla vita.
Respira, ragazza, respira, e ascoltati.