Il giorno dei morti in Sicilia
Come ogni anno, a ridosso del ponte dell’uno e del due novembre, mi sono venuti in mente tanti ricordi sul giorno della commemorazione dei nostri defunti. Al sud Italia siamo pieni di tradizioni che riguardano tale celebrazione. Oggi pian piano, con la scomparsa dei nostri nonni e parenti più anziani, purtroppo molte pratiche stanno perdendosi.
Ricordo che oltre il cesto con i dolcetti fatti trovare dai nostri genitori la mattina del due novembre, una delle cose che più mi rimane ancora impresso a distanza di così tanto tempo è la tradizione di lasciare una tavola apparecchiata per una, due, tre persone o quanti cari in una casa erano ormai passati dall’altra parte.
Gli anziani dicevano che la notte i defunti sarebbero arrivati a banchettare in quella che era stata la loro casa quando erano ancora in vita. Del pane, un bicchiere di vino, del salame e del formaggio. Cibi semplici, un pasto frugale quanto veloce come il ritorno sulla Terra dal mondo dei morti.
Non dovevano incutere timore in noi questi ultimi. Non erano i fantasmi delle storie horror, non mostri, ma qualcuno di vicino che per noi e la nostra famiglia era una parte affettiva rimasta legata e conservata dentro al cuore. Gli stessi che trovavi nelle foto di casa dei nonni o della vecchia zia anziana. Quelli messi tutti vicini davanti alle immaginette dei santi con un lumino a perpetuarne la memoria.
Oggi che tutto corre e le case di cui si è appena scritto vengono via via chiuse, vanno scomparendo tante cose che hanno fatto parte della mia infanzia e di quella di tanti amici e conoscenti. Non era soltanto attendere i dolci lasciati sotto il letto, era anche un’attesa notturna aspettando di sentire qualche rumore provenire dalla cucina. La chiara prova che qualcuno era venuto a farci visita, per far sentire anche chi non c’era più ancora vicino e presente.
Correre al mattino dalla nonna a chiedere se avesse sentito anche lei i rumori, se avessero tutti mangiato e bevuto.
Sembrerebbero cose banali e insensate ma tutto ciò fa parte del bagaglio culturale e antropologico di una popolazione. Fa parte soprattutto di una infanzia che anno dopo anno è sempre più lontana e alla quale si guarda a volte con malinconia verso un tempo che non tornerà assieme all’innocenza della giovinezza e ai nostri affetti più cari che adesso fanno parte di un mondo che ogni due novembre torna a farci visita.