L’entroterra dell’anima
A ben vedere “entroterra” è come dire “zona interna poca esposta”. Ogni posto del mondo ne ha uno. Anzi tutti quanti abbiamo un entroterra dell’anima, il posto di noi più custodito, meno esposto, e non perché debole, ma perché sentimentale, emozionato, senza vizi, senza malizia, senza contaminazioni, senza sovrastrutture e quindi senza protezione. Fragile perché eternamente tenero, innamorato e sognatore, non filtrato da logiche di distruzione e profitto, non indurito da battaglie di usurpazione umana e territoriale.
“tornare” è un irrisolvibile bisogno
Ma come troppo spesso accade per il nostro entroterra geografico, anche da quello interiore ci si allontana. Dentro come fuori. “Andare” lontano dal proprio sé a volte è una necessità, per non vedere, per non sentire, per non subire. Ma “tornare” è un irrisolvibile bisogno. Tornare alla terra, alle origini, così come al fulcro della propria anima, è davvero un bisogno, quello che sveglia dal rumore molesto del vuoto, per tornare alla pienezza del silenzio, del raccoglimento. È il mio bisogno. Il bisogno di fare pace.
Quello di odiare e maltrattare la propria terra, è un esercizio di distacco che equivale ad autoinfliggersi punizioni e sentenze, è come odiare se stessi e non perdonarsi per dei peccati che non sono mai stati commessi. Disprezzare non è la strada. Neanche chiudere gli occhi lo è, ma capire le contraddizioni e lavorarci congiuntamente potrebbe essere il modo migliore per sentirsi meno soli e più popolo. Meno gli uni contro gli altri e più solidali. Meno uomini contro la terra per un maggiore senso di appartenenza.
Disprezzare non è la strada
Maltrattare e odiare la propria terra non è solo un concetto fisico e meramente razionale. È anche un riferimento al sé. La propria terra non è solo una cosa geografica, la “propria terra” è se stessi, il proprio corpo, il proprio essere, il proprio spirito, la ragione per cui ci siamo, il proprio trascorso e il proprio divenire, che se inficiato dall’odio del proprio presente e del proprio passato, non potrà che essere alla stessa stregua di questi e non potrà mai essere trasformato. Amarsi è la soluzione ultima. E l’amore passa attraverso il “sì” detto alla propria natura, alla propria bellezza anche se non la si riconosce come tale. Noi non sbagliamo quando agiamo senza bellezza, ma quando non ce ne riconosciamo una. Tutto parte da qui.
Siamo esseri senzienti ma anche istintivi. E l’istinto porta alle origini. E l’accettazione delle origini, vissute secondo la propria personale elaborazione positiva, è l’inizio del benessere interiore, e non solo…