Speciale Pordenone 2022 (Seconda parte)
Come si racconta un festival letterario? Attraverso gli incontri con gli amici, le corse da una parte all’altra della città, il navigatore che impazzisce e ti fa girare in tondo perché non localizza l’auditorium e tu hai paura di far tardi alla presentazione del nuovo libro della tua amica Annarita Briganti. Gae Aulenti, ’Riflessioni e pensieri sull’architetto geniale’, Cairo Editore.
Ci ritroviamo sempre qui o in altre occasioni in cui ci si sostiene, si parla, si brinda ma soprattutto si condividono le medesime passioni: la letteratura. Le figure femminili sono al centro degli interessi comuni, soprattutto quelle che ci hanno preceduto, hanno lasciato segni, a volta dimenticati, sottovalutati, non valorizzati mai abbastanza. Lei è un’amica ed è anche una giornalista culturale molto brava e attenta a certi temi, li prende e li sviscera, o forse quei temi prendono lei e la costringono a parlarne? Gae Aulenti, cosa ne so io di questa famosa architetta che però desiderava chiamare se stessa L’Architetto Geniale, al maschile,? Sono passata per la piazza a lei intitolata, a Milano, anni fa, e mi sono detta quel pomeriggio: Gae Aulenti, cosa avrà mai fatto per avere questa piazza con il suo nome? Ecco potrete scoprire questo e molto altro leggendo il saggio appassionato della Briganti. Storia di una donna italiana che è diventata internazionale con le sue opere, una delle prime donne laureate al Politecnico di Milano, nata nel ’27 e vissuta in un periodo alquanto difficile per il paese, personalità che è riuscita a trovare il suo valore senza rinunciare alla propria realizzazione personale in ogni campo della vita.
Si studia, si cercano indizi che possano dirci di loro e aiutarci a comprendere meglio parti di noi oggi, perché tutto quello che siamo e che ci accade viene spesso da lontano. Questo saggio su Gae Aulenti (Cairo editore) è ricco di suggestioni, la narrazione è attraversata da un filo intimo intrecciato con quello storico della ricerca, è infatti insieme memoria e racconto. Si inserisce in un disegno più ampio che l’autrice persegue da anni: donne che nella realizzazione di un io più intimo e sincero affermano la propria identità a dispetto di tutto, delle convenzioni sociali, delle difficoltà personali, delle delusioni inevitabili.
Nelle mie letture e nel mio tempo dedicato alla cultura riservo da sempre un largo spazio alle autrici e così che sono andata con curiosità e attenzione ad ascoltare l’evento con Jhumpa Lahiri, scrittrice statunitense di origine indiana, professoressa di scrittura creativa all’Università di Princeton, autrice di spessore profondo che vive a Roma da diversi anni. Roma è per lei contenitore dei luoghi, città metamorfica che presenta anche aspetti sgradevoli che lei ama raccontare. Le interessano le vite di chi vive in bilico, di coloro che abbracciano il cambiamento, infatti fin dai primi suoi libri i personaggi sono sempre ai margini dell’esistenza, il focus è sui confini sia geografici sia linguistici. Probabilmente le sue origini, il suo peregrinare in diverse parti del mondo approdando poi in Italia e a Roma le hanno lasciato una sensibilità curiosa e aperta. Studia da sempre la lingua e la letteratura italiana, è fortemente influenzata dalla poesia e anche questo ultimo lavoro, caratterizzato da racconti, ha l’impronta della nostra letteratura, in particolare della poesia. Il fascino della lingua italiana per Jhumpa non è mai qualcosa di scontato, ci si può avvicinare alla comprensione ma mai possederla del tutto. La tensione è frutto di una distanza e di un’attrazione, ci si avvicina ma mai completamente e forse in questo è insito il mistero dell’innamoramento. Parla con un tono della voce pacato e mai supponente, sussurra alla fine: “se dovessi scegliere fra leggere e scrivere, nella mia vita, sceglierei leggere.”
Jhumpa Lahiri, fra i tanti premi ricevuti, Premio Pulitzer nel 2020 per la narrativa, a Pordenone con il suo ultimo libro: Racconti italiani, Guanda Editore.