Furto 44 – Quore
Non sono mai stato una persona semplice.
E mi piacerebbe esserlo, provare anche solo per un istante e capire cosa si prova, se tutto diventa improvvisamente più leggero, più regolare, di più.
Non sono mai stato una persona semplice e questo mi ha condizionato nelle scelte, anche quotidiane, negli incontri, nella libertà di sentirmi libero, anche con me.
Lei è un’amica del mio io maturo, incontrata in un periodo di grandi turbamenti, perché se cambi città, regione, vita, ciò che lasci, tutto quello che avevi costruito ti manca e trovare nuovi mattoni su cui poggiare i piedi e guardare oltre al possibile non è facile, non è scontato.
E non lo è stato, in questi anni di tentativi e sgretolamenti baresi. Non lo è stato soprattutto perché la scintilla dell’interesse per le relazioni umane è un muscolo involontario, non lo puoi contrarre a comando.
Eravamo seduti in una stanza nella periferia di Bari, entrambi scomposti nel tentativo di apparire con i pezzi al loro posto, con occhi carichi di attesa perché eravamo lì per il Teatro, per questo maledetto organo trapiantato che ci strizza il cuore e ce lo sconquassa. Perché quando lo incontri, il Teatro, qualcosa dentro di te cambia irreversibilmente, è come se nel tuo corpo iniziasse a scorrere del sangue a temperatura variabile, che non puoi non sentire, un sangue che allarga vene e capillari e ti fa provare tutto più forte, tutto più dentro, tutto più vero.
Ciao a tutti, io sono Luca, un migrante siciliano.
Quell’isola che mi porto dentro e che lei ha subito riconosciuto, lo stesso mal di mare che solo chi nasce in una terra passionale come la Sicilia può avere.
Riconoscersi e sentirsi, senza possibilità di ignorarsi.
Perché certe strade sono destinate a incontrarsi, e scontrarsi anche, in saliscendi con la quinta marcia ingranata che a vederle, uno ne avrebbe anche il timore.
Ed è così che è andata, a pedale schiacciato. Un legame che mi ha salvato la vita di quei giorni, di quei mesi, che mi ha donato così tante emozioni contrastanti, e belle, e vive, che adesso, a ripensarci, chiudo gli occhi, e non posso che sorridere e commuovermi.
Amica mia, Quore, sei così tanta che quasi si fa fatica a comprenderti. Hai così tante cose che un essere umano dovrebbe avere che anche solo provare a elencarle ne vanificherebbe il tentativo.
Quore tu sei terra, sei fuoco, sei quello scalino scheggiato sui cui devi poggiare bene il piede per non cadere; sei intelligenza, e sensibilità, e sei completamente e irrimediabilmente pazza, come me. E quant’è confortante riconoscere nell’altro la libertà di essere semplicemente noi.
Semplici, e noi.
Ci siamo riconosciuti e scelti in quella stanza nella periferia di Bari, con ‘Ngelo e Lady a tenere in mano acquarelli e colorare assieme a noi quest’album di esperienze.
E oggi, per il tuo compleanno, voglio donarti la cosa più intima e profonda che possiedo e di cui sono capace, ti dono la mia scrittura, Quore, in questa che è una dichiarazione d’amicizia, una semplice dichiarazione d’amicizia.
Sì me soru, e ti vogghiu beni.
Auguri Quore, auguri.
Foto 1 e 2 da https://www.pexels.com/