La Prima Comunione
È una domenica del 2020.
Per essere precisi, è una delle prime domeniche in cui è consentito andare nuovamente in chiesa dopo il lock down.
Aundi ‘ndai u vai! Statt’a casa! Non vi’ ch’é chjnu?
Pieno di Covid sì, in Calabria iniziava ad esserlo dopo il lock down a dire il vero. E tra i miei amici e conoscenti ero forse l’unica a voler andare a Messa. Rischio che per molti si poteva non correre.
Arrivo bardata di mascherina, guanti e disinfettante.
C’è poca gente. Per lo più anziana.
Si vede la paura e la diffidenza nei loro occhi, così come la difficoltà a tenere la mascherina fin sul naso.
Osservo, e intanto il prete celebra la Messa.
Ecco, quello ha starnutito. Lo sapevo!
Quello ha appoggiato la mano sul banco.
Quella guarda il cellulare.
Insomma, della Messa ascolto ben poco, lasciandomi trascinare da pensieri giudicanti e mal pensanti che poco hanno a che fare con lo spirito cristiano.
Sbarro gli occhi, al di sotto degli occhiali appannati dal respiro bloccato dalla mascherina: sono forse diventata una di quelle vecchie che da piccola detestavo, perché criticavano chiunque mettesse piede in chiesa, analizzandolo dalla testa ai piedi?
U’ cacàtu ‘ngiurìa u’ pisciatu!
Mi sale subito in mente il ricordo di questo proverbio. Che sono venuta a fare quindi? A criticare o ad ascoltare la Parola?
Appunto… La Parola! Non ricordo neanche il Vangelo che è stato appena letto!
Andiamo bene! Benone!
Mi guardo ancora intorno, smarrita. Tante cose sono cambiate: non si può più fare il segno della pace!
Potevo stare a casa! Non capisco ancora perché sono dovuta venire a tutti i costi!
Me ne vado. Sì, me ne vado.
Non ho ascoltato nulla, ho passato tutto il tempo a criticare gli altri,
non mi sembra più neanche la stessa Messa di sempre,
il Covid arriverà e lo prenderemo tutti, nonostante le misure di sicurezza,
e chissà se ci dicono la verità,
e sì, lo so, è stato difficile ma sembra che i politici fanno le prove con queste misure di sicurezza e dicono ora una cosa ora il contrario.
Con tutti questi pensieri che nulla hanno apparentemente a che vedere con il momento, mi alzo e vado verso il portone d’ingresso.
È partito il canto di Comunione, Come tu mi vuoi, e mi sento arrabbiata: neanche a Gesù andrò bene come sono! Devo essere come mi vuole lui, e certo!
È come se avessi dieci anni e mi sentissi vuota come il giorno della mia Prima Comunione: tutti mi dicevano che avrei sentito qualcosa, lo Spirito. Io non sentii un bel niente e rimasi delusa, con un senso di colpa pensando che forse era responsabilità mia se non mi ero emozionata.
Gli anni passano in fretta nei miei ricordi, a ogni mio passo nella navata laterale.
Adesso nella mia mente ci siamo io e mio fratello che cantiamo la stessa canzone. Come mi manca la mia casa!
Sono quasi arrivata al portone, e una frase penetra nei miei fitti e cupi pensieri, frantumandoli in tanti piccoli cristalli d’acqua:
Gesù ci vuole semplicemente LIBERI e FELICI!
E allora io non faccio più nulla, davvero. Le lacrime inondano occhi, occhiali e mascherina.
Come se qualcuno mi tenesse per mano, non esco dalla porta ma devio verso la navata centrale, dove Padre Francesco da la Comunione.
Piango quasi a singhiozzi e gli vado incontro.
Come chi sa di non sapere, e chi sa che non sa bene ciò che conosce, quella domenica dopo il lock down io ho fatto la mia Prima Vera Comunione.
Foto di Fernando González: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-camminando-chiesa-monastero-8262824/