Speciale Pordenone 2022 ( Prima parte)
Di festival letterari in Italia ne fanno tanti, alcuni sono molto conosciuti e altri rappresentano realtà destinate a pochi, alcuni sono delle risorse tipiche del territorio in cui si svolgono. Pordenonelegge è a mio avviso una delle realtà più interessanti e piacevoli, e per questo motivo cerco di essere presente ogni anno a metà settembre. Non è per me proprio dietro l’angolo, il viaggio in treno è lungo e mi stanco ogni anno di più ma lo stesso tragitto trascorso in treno, fra un’attesa e l’altra, mi consente di ritrovare quella dimensione personale di silenzio e di introspezione che nel quotidiano mi manca. Pordenonelegge diventa l’occasione per rivedere vecchi amici, per ascoltare autori e autrici amati e conosciuti, ma anche soprattutto per conoscerne di nuovi. Gli eventi del mercoledì danno il via alla manifestazione e finiscono di domenica. Cosa mi piace di più? Il fatto che la città si presti in ogni suo angolo ad ospitare eventi culturali, si cammina tanto da una parte all’altra e nelle vie accoglienti di Pordenone ci si imbatte in qualche amico che corre per non far tardi a una presentazione e poi ci si perde sotto i tendoni pieni di stand di case editrici dove sicuramente si può scovare una chicca da leggere e dove fra la folla una mano si agita per salutarti da lontano. Non riesco mai a partecipare a tutti gli eventi a cui vorrei essere ma la possibilità di essere nella sala stampa e far parte di tante conferenze stampa mi dà occasione di ascoltare e conoscere autori che non avrei modo di conoscere.
Un po’ di cenni riguardo ad alcuni incontri che reputo siano stati particolarmente belli per me. Lo scrittore ucraino Aleksej Nikitin, considerato tra le voci più significative della scena letteraria contemporanea del suo Paese, ha parlato alla stampa del suo ultimo libro, “Bat Ami. Di fronte al fuoco“, libro che per leggere si dovrà attendere il 2024, quando uscirà per Voland edizioni. Ha confidato quanto sia difficile portare avanti la propria scrittura in tempo di guerra, “la scrittura richiede concentrazione, e qui abbiamo ogni istante e ogni giorno imprevisti a cui far fronte, siamo allo stesso tempo preoccupati di questioni quotidiane e di questioni globali”.
Nel suo romanzo però racconta di una guerra del passato, del periodo sovietico, della seconda guerra, dell’Olocausto, di una famiglia come tante degli anni Trenta, e del tradimento. Lasciando da parte la dimensione documentale, per cui ha fatto grandi ricerche supportato da documenti finalmente accessibili, dapprima secretati, il suo è un romanzo di emozioni. Pur muovendosi nel passato è strettamente connesso alla drammatica situazione che il popolo ucraino sta oggi vivendo. Cosa dovrebbe fare il resto del mondo per aiutare a risolvere questa complessa situazione?
“Noi ci difendiamo, combattiamo. Putin deve ritirare il proprio esercito. Gli intellettuali di tutto il mondo dovrebbero fare pressione affinché il governo russo ritiri le forze armate, mentre l’Ucraina sta difendendo la vita dei propri cittadini, e con il suo esercito esiguo sta facendo veri miracoli” sottolinea.
Parla lentamente e sottovoce, la traduttrice ha tutto il tempo per portare a noi le sue parole e per lasciarci elaborare le emozioni che si affastellano dentro l’animo, pensando: chi avrà lasciato lì giù nell’inferno?
Alcune domande dei giornalisti presenti concludono la conferenza stampa, e Aleksej Nikitin prima di lasciarci, con una voce ferma che sembra avulsa da ogni tipo di turbamento, ma probabilmente è solo controllata e lontana da noi, ci dice che il motto di cui si fanno portavoce è
“fai quello che devi fare e otterrai ciò che vorrai”.
In attesa che arrivi il suo libro da noi, ringraziamo Pordenonelegge per averci dato l’occasione di ascoltarlo e naturalmente la coraggiosa Voland per le scelte sempre interessantissime che fa.