Nella mente di un gatto
Nel mio vagare solitario e nevrotico fra le proposte di NETFLIX, mi soffermo su questo docufilm. Nuovo, da pochissimi giorni disponibile sulla piattaforma, attira subito la mia attenzione. Non sono per l’antica diatriba “è meglio il cane del gatto, no non capisci niente non hai mai avuto un gatto perciò parli così ”e bau e miao ci scanniamo?”. Amo davvero tutti gli animali eccetto le zanzare, e se la Natura non fa mai nulla di inutile ancora devo scoprire quelle dannate vampire a cosa servono, ma ho avuto un gatto per diciotto anni quando ero ragazza. Per precisione era una gatta e si chiamava Agnese. La portò un’amica a mia sorella più grande che la tenne nascosta in stanza per ben tre giorni, con la complicità mia e dell’altra sorella, i nostri genitori non volevano animali in casa. Erano gli ultimi mesi fra l’altro della vita con mio padre prima della separazione, ecco anche perché io mi affezionai in modo morboso alla presenza della gatta. Scelse me, e poi mia madre ma esclusivamente per il cibo, io e Agnese attraversammo tutto il periodo dell’adolescenza e arrivammo ai miei 29 anni circa. Eravamo il binomio perfetto, così diceva mamma. Agnese era bellissima con il muso da indiana e i dentini affilati che d’estate mi mordevano le dita dei piedi soltanto perché cambiavo posizione nel sonno. Una delle occasioni in cui mi perdevo ad ammirarla era quando si cimentava nella caccia alle mosche, presumibilmente è stato allora che è nato in me l’impulso di fare viaggi nella savana africana e di sostare ore ed ore nella polvere per osservare gli animali selvatici nel loro ambiente naturale. Andy Mitchell il regista di questo piacevolissimo documentario attraverso le interviste a diversi esperti del comportamento del gatto in tutto il mondo, ci racconta l’evoluzione dell’animale più misterioso che abita le nostre case. Abbiamo ancora tanti pregiudizi sul gatto e spesso vengono proprio da chi lo contrappone al cane, ma sono stati fatti molti passi avanti nella ricerca etologica sul gatto e ultimamente possiamo affermare che è diventato una vera star dei social, le statistiche dicono che i video dei gatti su Instagram siano fra quelli che collezionano più seguaci in assoluto, pare che trasmettano positività a chi li guarda, fanno stare meglio. Chi ama e conosce questo felino non troverà grandi nuovi spunti nel documentario perché forse intuitivamente sa già come trattarlo e cosa aspettarsi dal rapporto con lui, alcune interviste potranno sembrare addirittura ovvie, ma la visione dei tantissimi gatti protagonisti, belli, buffi, misteriosi, simpatici, intelligenti, ripagherà anche della mancanza di sprint informativo. Il taglio del documentario è molto dialogativo e trasversale, passa da uno sguardo scientifico, a quello sociale, attraversando anche alcune curiosità, le più divertenti sono quelle sui versi e sulla frequenza acustica delle fusa. Ovviamente è un racconto che tende a dare spunti da poter approfondire anche altrove e che dà un senso di piacevolezza per la bellezza delle immagini, più di una volta mi sono ritrovata a sorridere anche ricordando la mia Agnese. Amiamo tantissimo i gatti ma i gatti amano noi? Sembra questa la domanda di fondo a cui però tutti gli amanti dei gatti non sono troppo interessati a rispondere, appagati dalla carezza all’animale più affascinante e ipnotizzante che ci sia.
Abbiamo appurato che il gatto, come il cane, se il suo padrone lo chiama riconosce la voce ma non è detto che corra da te in quel determinato momento, vediamo un po’ se gli garba davvero farti questo dono, la sua vicinanza è una conquista, per prima cosa basata sulla fiducia e sulla libertà di scegliere. Un po’ come dovrebbe essere l’amore ideale.