Prosciugato
Prosciugato.
A chi mi chiede come sto in questo periodo rispondo così.
Prosciugato.
Non ho mai amato l’estate. Perché mal sopporto il caldo, il sudore, la confusione, questa necessità di doversi mostrare in forma, sorridenti, perfetti, schifosamente finti e trovare un motivo, o gridarlo a tutti, per essere depressi quando si vuole essere depressi e basta.
L’estate mi insegna come non voglio essere, e il sole lo rende accecante.
Mi stanca.
Tutto questo mi stanca.
L’estate mi stanca.
Vengo da un periodo di imprevisti e cambiamenti umorali, un periodo che non avevo programmato così, che non avevo immaginato così, un periodo che è uno stato emotivo e che è arrivato nella mia vita in maniera invadente, un periodo che, francamente, è figlio di padre puttana.
Un padre puttana.
Non so se vi è mai successo di avere fame d’aria. A me sì, ho avuto fame d’aria e sono andato vicino al mare a respirare. Ho respirato con il naso, con la bocca, ho respirato anche con i piedi perché la fame era frutto di digiuno. E si è placata. La fame si è placata.
Sono arrivato in Sicilia ieri sera, dopo un viaggio interminabile in auto, una fila di due ore e mezza per imbarcare stanchezza e pensieri su una nave che andava dall’altra parte.
Dall’altra parte.
E dall’altra parte ci sono arrivato, prosciugato.
Prosciugato.
A chi mi chiede come sto in questo periodo rispondo così. Se vi aspettate una risposta diversa non chiedetemelo.
Prosciugato.
Odio l’estate.