Furto 40 – E alla fine sono andato a puttane
E alla fine sono andato a puttane.
Lavoro in Puglia da un anno ormai, e conosco abbastanza bene Bari e le strade dentro e fuori la città. Mi è capitato di passare per caso, con la mia patologica passione di scovare posti nuovi, in zone che abitualmente non frequento, zone di campagna, industriali anche, dove relitti inanimati e animati respirano il mio stesso cielo.
Ho deciso di andare a puttane, e ci ho messo più di un anno.
Ho prelevato dei contanti, cinquanta euro, perché non ho idea di quale sia la tariffa. Poi ho prelevato ancora, altri cinquanta, preoccupato che non bastassero. Ho preso la macchina, ingranato la marcia, acceso i fari, ingoiato un po’ d’ansia e sono partito.
Adesso vado a puttane.
Rallento davanti a un primo gruppo di ragazze ferme sotto un lampione, sono bianche e truccate malissimo. Una ha addirittura il rossetto spalmato sulla guancia destra, chissà come mai. Rallento ma non mi fermo. C’è un’altra macchina a fari spenti. Distinguo delle figure immobili all’interno, loro non rientrano nel cono di luce del lampione.
Continuo e vedo un fuoco acceso dentro una grande latta di metallo. Ci sono altre due ragazze, molto giovani a colpo d’occhio, che non si preoccupano delle macchine che passano, di chi rallenta come me e le guarda. Semplicemente si riscaldano, stasera c’è freddo, e il freddo è più urgente di ciò che accade intorno. Ingoio quella parte di ansia che ancora sento in gola e accosto. Stringo gli occhi, bagno le labbra, ho le mani sudate. Abbasso il finestrino.
“Ciao. Come state?”
“Vuoi me o vuoi lei? Oppure ci vuoi entrambe?”
“No. Vorrei che soltanto una di voi venisse con me in macchina, se vi va”.
La gentilezza che esprimo non è naturale, esagero perché ho paura di fare cazzate, di offenderle, di iniziare male la conversazione, come cazzo si chiede a una puttana di salire in macchina.
“E allora scegli… chi vuoi?”
“Per me è lo stesso, scegliete voi…”
Si guardano basite. Mormorano qualcosa a voce impercettibile, cerco di cogliere ma non ci riesco. Una delle due guarda il cellulare. Si guardano intorno.
“Vengo io tesoro”.
Guardo lo specchietto retrovisore, cercando sirene o luci che possano fregarmi. Non c’è nessuno.
Lei sale in macchina e ha un profumo che mi disturba. Lei si chiama Nelly, o almeno così dice. Mi indica dove appartarci, con quella sicurezza tipica di chi fa lo stesso lavoro da anni, di chi frequenta gli stessi luoghi da anni. La blocco, le dico che se per lei va bene ho io un posto dove andare. È d’accordo. Neanche mi guarda.
Guido con la consapevolezza che non ho neanche chiesto quanto vuole. Faccio fatica a parlare, e lei non sembra interessata a farlo. Guarda qualcosa ma guarda nel vuoto contemporaneamente, forse sarò l’ennesimo sfigato che la carica in macchina stasera. Guido ancora e ancora le mani mi sudano. Arriviamo in poco tempo in zona Marconi, una parte di Bari in cui si può respirare il mare. Fermo l’auto.
“No, tesoro, qui ci vedono, dobbiamo spostarci”.
“Veramente, vorrei chiederti una cosa…”
“Che cosa?”
“Non voglio fare del sesso con te”
“E allora che vuoi?”
Per la prima volta mi guarda davvero.
“Ti andrebbe di raccontarmi la tua storia?”
Nelly rimane in silenzio qualche minuto. Sono certo sia qualche minuto e non qualche secondo perché è tutto insopportabilmente interminabile. Io continuo a guardarla e lei, adesso, è tornata a guardare oltre il vetro della macchina. Non riesco a leggere quello che sta provando, non riesco ad anticipare quello che accadrà di qui a breve.
Nelly è impenetrabile.
Mi giro anch’io, adesso, guardo le mie mani ancora ancorate allo sterzo. Ho smesso di sudare, ma mi fanno un male cane perché stringo forte. Dietro di noi intanto passano auto, un paio di persone passeggiano, la vita scorre. Noi dentro una bolla. Nelly tace ancora. Non so se dirle altro, stare zitto, rimanere in religiosa attesa e sperare che non accada qualcosa che non immagino, qualcosa che non riesco a immaginare.
“Nelly, solo se ti va, altrimenti ti riaccompagno, tranquilla”.
Si gira, finalmente.
Mi guarda.
“Chiedo cinquanta”
“Ok Nelly, va bene cinquanta”
“Cosa devo raccontare?”
“Raccontami chi sei…”
Smette di nuovo di guardarmi. Fissa il mare e inizia a raccontarsi.
Ma questa è un’altra storia.
Foto 1 di Karol D: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-timelapse-di-strade-409701/
Foto 2 di Elijah O’Donnell: https://www.pexels.com/it-it/foto/lampione-stradale-illuminato-durante-la-notte-3473541/
Foto 3 di Dids: https://www.pexels.com/it-it/foto/finestra-di-vetro-di-un-auto-2193234/