Celeste Aida
Ritorna l’estate e i festival all’aperto in giro per l’Italia, ma sicuramente è all’Arena di Verona che il melomane fa riferimento quando associa il manto di stelle che avvolge le note dell’opera lirica.
E più precisamente nel cielo stellato della città scaligera riecheggiano dal 1913 ininterrottamente gli acuti di Radames rivolti alla Celeste Aida, e le immortali trombe che annunciano la vittoria nella marcia trionfale.
C’è un legame speciale che lega l’Arena di Verona e l’Aida di Giuseppe Verdi: fu proprio con quest’opera che venne inaugurato il festival areniano ed è l’unica opera ad essere sempre inserita nel calendario.
Il maestoso scenario dell’anfiteatro romano è il palcoscenico ideale affinché la magnificenza dell’opera verdiana possa essere rappresentata.
Dopo le fatiche parigine del Don Carlos nell’estate del 1869, Giuseppe Verdi riceve la visita di Antonio Ghislanzoni, il librettista dell’Aida.
Comincia così la genesi della celestiale opera: nell’autunno del 1869 i signori verdi si recarono a Parma ed entrarono in un negozio di terraglie, quando da fuori si udì un venditore di pere cotte che intonava un motivetto per invogliare all’acquisto del suo prodotto.
La melodia colpì il Maestro il quale annotò sul taccuino qualcosa.
Quando Aida vide la luce a -Il Cairo- fu un grande stupore per Sivelli, presente all’episodio parmense, riconoscere nell’O tu che sei d’Osiride il popolare motivetto dell’ambulante.
Nel novembre dello stesso anno il cigno di Busseto fu invitato a comporre un inno per l’inaugurazione del canale di Suez.
Alla fine Verdi contattò Ricordi e chiese la disponibilità del poeta Antonio Ghislanzoni e presto iniziò una fitta corrispondenza dove il compositore era prodigo con indicazioni per la stesura del libretto.
Celeste Aida, così come intona il tenore alla sua sortita durante il primo atto, ebbe il suo esordio al teatro dell’Opera de -Il Cairo- il 24 dicembre 1871.
Aida e l’arena è un connubio che ha avuto inizio con la nascita del festival nel 1913 in quanto le solenne scene di massa e i balletti vennero concepiti fin dall’inizio per un grande palcoscenico e ricche scenografie.
Aida quindi è uno spettacolo adatto a grandi spazi all’aperto: è un’opera per turisti ma anche un dramma raffinato per appassionati dell’opera lirica.
Fra le scene più coreografiche la danza delle sacerdotesse nel tempio. Qui il genio verdino ha superato la concezione del -grand opera- per inserire questo balletto come completamento di un rituale religioso.
Altra connotazione è invece il grande numero di ballerini, coro e figuranti che riempiono la scena durante la marcia trionfale al finale del secondo atto.
La strumentazione della partitura dell’intera opera è variegata: dalla melodia dei primi violini si passa al suono eroico degli ottoni.
Una connotazione a parte merita “Celeste Aida”, vero spauracchio per tenori, in quanto all’inizio d’opera è difficile da eseguire rispettando tutte le raffinate sfumature.
Per questa romanza Verdi richiede uno stile espressivo lirico, morbido e molto leggero.
Nelle battute finali è richiesto un ppppe il Sibemolle acuto finale. Il tenore Giuseppe Capponi che ritenne impossibile seguire le indicazioni del compositore diede avvio a una lunga tradizione, ovvero di eseguirlo un’ottava più bassa; lo stesso Verdi acconsentì.
Celeste Aida eseguita dai più affermati cantanti e la marcia trionfale insieme alle spettacolari regie che negli anni si sono susseguite, da quelle tradizionali e sfarzose di Zeffirelli a quelle di atmosfere lunari di CarlusPadrissa e ÀlexOllé / La Fura delsBaus, sono la cifra costante nella programmazione areniana; la certezza per il turista e la curiosità per il melomane.