Mu ta fen sulo, l’ordine delle cose
Lo devo ammettere: vivo nel disordine.
Nella mia stanza regna la confusione più assoluta! Sperimento, inutilmente, da anni progetti di riqualificazione diretti a ordinare, separare, eliminare e con disciplina conferire ogni cosa nel posto adeguato, secondo i princìpi di educazione domestica.
Queste ragionevoli pratiche, non riscuotendo ahimè, molto successo, si sono disperse nel grande mare dell’indolenza, aggiungendo purtroppo più confusione al disordine già esistente e causando il comparire di nuovi maggiori sensi di colpa.
La mia stanza è piena di cose inutili: scontrini, buste-lettere con lettere e senza lettere, lampade di emergenza ricaricabili, occhiali di diverse gradazioni, vasi per piante senza piante, ceramiche, tanti posacenere, modellini “fai da te” di navi e di aerei da combattimento, lampade da tavolo, souvenirs, stampe di quadri famosi. Alle pareti posters rivoluzionari del Vietnam, sulla scrivania un lettore compact disc, radio piccola a batteria, radio stereo, servizi per servire il tè; lungo le pareti per terra delle cornici senza quadri e quadri senza cornici, piccoli strumenti musicali: flauto, carillon, tamburi arabi e africani. In alto, sull’ultimo scaffale della libreria, stanno una serie di cuffie per ascoltare musica, ferma-libri in pietra e in legno, bottiglie vuote di liquori, sopra la scarpiera accanto alla porta i miei mitici LP anni settanta-ottanta.
I libri sono sparsi in ogni parte della stanza mentre nella libreria sono “ordinati” in doppia fila obbligatoria, con incastri disperati. Invero, non sono mai riuscito a organizzare un sistema di archiviazione/classificazione seguendo i suggerimenti degli esperti.
Arredi, poltrone, divani e sedie corredati di cuscini. Diversi cuscini, tanti cuscini di ogni misura e colore che quasi sempre poi vengono lanciati sul divano per fare spazio al gatto. Sopra due tavolini anni cinquanta, vicino al balcone, stanno impilati da anni giornali, riviste e cruciverba perchè.. potrebbero essere sempre utili!
Cose utili e cose inutili.
Cinque casse in legno mogano con dentro dei ferri ripiegati con tre molle che si allungano oltre un metro: a che serviranno? Quindici libri numerati, in alto sulla libreria, di una raccolta fotografica di binocoli che non ho mai sfogliato. Sul tavolinetto accanto al divano, dodici bicchieri colorati provenienti forse dalla Tunisia, perfettamente inutili e pieni di polvere. Poi, un plaid colorato che per misura non raccoglie un corpo adulto e scivola a destra o a sinistra, riscaldando soltanto addome e cosce. Galeoni spagnoli, antiche scatole di latta con monete fuori corso, isolatori Enel in porcellana, ferri chirurgici anni trenta, ventagli, vecchi abbonamenti di teatro, cinema, palestra. Le cose utili non so mai dove cercarle, del resto sono sempre introvabili!
Insomma un grande caos. Avessi buona memoria nulla mi importerebbe, vivrei sereno e tranquillo perché saprei superare con facilità gli ostacoli di questo disordine materiale.
Memoria e ordine.
Penso che tra oggetti e memoria si formi una strana relazione, quasi un transfert di attrazione o di respingimento collegato a dolorosi traumi o a esaltanti emozioni che legano le cose ai ricordi. Se questi ultimi, i ricordi, vivono nascosti nell’inconscio in modo disorganizzato, alterando di fatto la percezione della realtà, può accadere che passato e presente si aggroviglino. Memoria, pensieri e realtà, fluttuando così in modo disordinato nella coscienza, trasmigrano in una inconsistente impalpabile vacuità dell’essere e le cose che pensi o che vedi rischiano di non essere mai attendibili ma soltanto la visione distorta della confusione che hai in testa.
Il Professore Saitta, questo lo ricordo bene, nell’ultimo esame prima della laurea, mi invitò a parlare della differenza fra denuncia di nuova opera e danno temuto. Io, in quel momento, ebbi un vuoto di memoria; non ricordavo gli articoli di legge di riferimento, sapevo che, una volta richiamati alla mente quelli, sarei andato a razzo! Sistemai la cravatta, presi un bel respiro e iniziai, invece, a parlare di sequestro conservativo e sequestro giudiziale. La sua disattenzione fu massima, presi un buon voto, non si accorse di nulla. Da allora, visto il diffuso disordine fisico e psicologico che governa la vita degli uomini, verifico spesso il ripetersi della circostanza capitatami in quella occasione. Ho scoperto che le persone non prestano mai attenzione a ciò che dici, ascoltano senza capire ciò che hai detto.
Qualche volta, confesso ormai molto spesso, invento parole senza significato, con assonanze analoghe a quelle conformi al registro e tonalità del dialogo, nessuno fino ad oggi mi ha detto: ma cosa stai dicendo? Non ti capisco! Che lingua parli?
Fo ceclo delafo alsoe, pronimote altiuno. Denodi quaiose finieacci dimeare battagli miure. Acci aleo abbatatula accu pastio, melto fli abbe volenute addi me. Tisuno anco troanfi…
Ieri è venuta Teresa, la governante di casa. Ha aperto la porta della mia stanza di scatto, quasi volesse sorprendermi, ha fatto otto passi per andare ad aprire il balcone, si è girata di spalle guardandosi intorno, sconfortata è ritornata indietro, è uscita sbattendo la porta. Prima di uscire mi è sembrato che dicesse: mu ta fen sulo!!!