Ricordi di un diplomatico di fama internazionale
L’Ambasciatore Salleo, noto diplomatico, nonché editorialista, saggista e docente universitario sinagrese, che ha attraversato l’ultimo cinquantennio della storia mondiale e delle relazioni internazionali dell’Italia, racconta della sua famiglia, della sua Sinagra, dei suoi rapporti con il mondo.
È nella tenuta di famiglia che mi accoglie l’ambasciatore Salleo. Una villa settecentesca, anticamente casino di caccia, immersa nel verde delle campagne sinagresi, da cui è possibile ammirare tutta la vallata della nostra Perla dei Nebrodi.
Ci accomodiamo al tavolo in cui, come consuetudine di ogni mattina, è solito leggere tutti i quotidiani nazionali e subito dopo aver bevuto assieme un caffè, siamo pronti ad iniziare l’intervista, o meglio la nostra conversazione che ha attraversato le esperienze della sua vita.
Naturalmente il resoconto dell’incontro da queste occasionali colonne non può che essere riduttivo poiché ascoltare l’ambasciatore è una ampia rassegna e una occasione unica di insegnamento, sia per gli aneddoti che rievoca, sia per la rassegna di storia europea moderna e contemporanea, che propone in maniera semplice e chiara, partendo dai ricordi della sua infanzia, fino ad arrivare alla Sinagra di oggi.
ascoltare l’ambasciatore è una ampia rassegna e una occasione unica di insegnamento
Per prima cosa sento il piacere di chiedere e conoscere tutto sulla famiglia Salleo, da cui egli discende e che ha scritto pagine importanti della storia di Sinagra. Da essa infatti, sono nati uomini di Chiesa, agricoltori, pittori, politici e professori universitari.
Risponde che le sue ricerche partono dalla fine del 1700 quando in Sinagra e Randazzo erano arcipreti due fratelli, Ferdinando ed Alberto Salleo, quest’ultimo proprietario di terreni e pascoli che acquisì il titolo di Barone di San Filippo; divenendo proprietario dei possedimenti del nostro territorio dell’antica famiglia dei Lucchesi Palli.
Si sofferma molto a parlare del padre, di come dovette imparare presto a curare gli interessi familiari, in quanto rimasto orfano a seguito del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908, della sua passione per la pittura e del suo diploma all’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Ricorda che fu un volontario della Prima Guerra Mondiale, in cui assaporò il sapore amaro della trincea e che fu sempre uno dei primi ad arruolarsi nella neonata aviazione militare italiana. Finito il conflitto, rientrò a Sinagra, occupandosi degli affari familiari e di pittura. Sposatosi nel 1934 con Maria Carla Stagno d’Alcontres ebbe quattro figli. Il suo fervore patriottico lo fece partecipare, sempre come volontario, anche alla Seconda Guerra Mondiale, nello specifico alla campagna di Grecia, come aiutante di campo del Generale Naldi, comandante della divisione Piemonte. Tornato a casa, dopo il 1943, si trovò ad essere rapito da un militare americano disertore che finse di arrestarlo, e solo per volere del destino scampò a una tragica fine.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse amministrando i beni di famiglia e dipingendo, cosa che più amò sempre fare. Morì per un attacco di cuore, proprio nella villa in cui oggi siamo ospiti, nel 1963.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse amministrando i beni di famiglia e dipingendo
La seconda domanda che sottopongo all’ambasciatore è quali ricordi abbia di Sinagra e dei sinagresi. Ci risponde celermente che “noi siamo particolarmente legati al paese, in cui abbiamo vissuto diversi periodi della nostra vita e di cui possediamo molti ricordi” e, facendo subito menzione al padre continua: “mio padre aveva un particolare affetto per Sinagra, a cui lo legavano anche particolari amicizie”.
Il legame è comunque rimasto inalterato, vedendo come, ogni volta sia possibile, la famiglia Salleo ritorni a trascorrere dei periodi di ferie, preferendo il paese di Sinagra ad altre mete.
Conoscendo la storia personale dell’ambasciatore che si lega a quella degli avvenimenti storici dell’ultimo cinquantennio, non posso esimermi dal chiedere come ha intrapreso la carriera diplomatica e quali sono i ricordi che più ha impressi tutt’oggi.
Mi dice che inizialmente intraprese il percorso universitario iscrivendosi alla facoltà di Architettura di Roma, ma capì presto che quella non era la strada giusta. Decise così di trasferirsi in Giurisprudenza e qui si laureò col massimo dei voti nel 1959. Alla fine del suo percorso universitario, su consiglio del proprio relatore, partecipò al concorso diplomatico del maggio 1960, in cui arrivò primo.
La sua carriera iniziò a Parigi, ma la vita professionale l’ha portato più volte a spostarsi tra Germania, come Ministro a Bonn; negli Stati Uniti (qui a fasi alterne vi vivrà circa quattordici anni); in Italia come Direttore Generale degli Affari economici; a Mosca dal 1989 al 1993 come ambasciatore; ancora in Italia come Direttore Generale degli Affari Politici eSegretario Generale del Ministero dagli Esteri; infine, ricoprendo ancora la carica di ambasciatore, di nuovo negli Usa, tra il 1995 e il 2003 .
La mia curiosità mi spinge a sapere proprio della sua esperienza da ambasciatore italiano in Russia, trovandosi lì proprio nella fase calda della disgregazione dell’ex Urss e della fase di caos generato dalla richiesta di autonomia di tutte le popolazioni che fino a quel momento appartenevano all’immenso stato comunista.
Difficile trovare chi ha vissuto o è stato in così stretto contatto con gli eventi della storia, legando anche amicizie, con i protagonisti dell’ “establishment” e del nuovo corso del destino della Russia, quali Eltsin e Gorbačëv vivendo accanto alle loro figure l’epilogo dell´Unione Sovietica, l’implosione di un impero multinazionale e la rinascita della Russia quale successore dell’ Urss in tutti i trattati internazionali e in tutte le relazioni diplomatiche.
Sentirlo parlare è un vero piacere, ma ciò che coinvolge ed emoziona di più é il vederlo informato su tutto ciò che concerne la nostra Sinagra, a cui ancora lo lega un profondo affetto. Un legame che oggi forse tutti noi sinagresi dovremmo riscoprire e forse finalmente apprezzare, poiché abbiamo fatto tutti parte della stessa storia.
“Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente” (Indro Montanelli)