Furto 46 – Mi chiamo Io
Mi chiamo Io, ho 17 anni e mi hanno detto che l’anno prossimo divento grande.
Mia mamma e mio papà fanno un lavoro che quando i miei amici mi chiedono cosa fanno e io gli dico “fanno gli attori in teatro“, loro mi guardano, si mettono a ridere e mi dicono “dai non scherzare, che lavoro fanno davvero?”. Anche io li guardo e mi metto a ridere, gli dico che è vero, che è quello il loro lavoro, così loro mi guardano di nuovo e non ridono più.
Mi piacciono un sacco di cose. Mi piace salutare la gente per strada, mangiare le patatine in busta e il gelato subito dopo, mi piace assaggiare la pioggia e i croccantini dei cani; mi piace il sole quando ha qualche nuvola davanti, i capelli appena lavati di mia mamma, i miei cinque gatti e quando papà si addormenta con la bocca aperta sul divano.
Mi hanno detto che l’anno prossimo divento grande, ma io non so cosa vuol dire.
A scuola abbiamo tutti delle divise: vi dico un segreto… il cappello io l’ho cambiato un po’. Gli ho fatto dei buchi perché ho i capelli ricci e mi piacciono tanto e poi perché ho paura che senza questi buchi tutti i pensieri che mi vengono in mente rimangono intrappolati nella testa.
Il mio colore preferito è l’arcobaleno, non capisco perché bisogna sceglierne uno solo.
Stamattina mi sono svegliato presto e sono andato davanti allo specchio: ho fatto un incubo bruttissimo. Qualcuno mi costringeva a mettermi delle cose ai piedi, scarpe le chiamavano, e io rimanevo appiccicato al pavimento. Ci pensate? Ma come si fa a conoscere il mondo se tieni i piedi fermi dentro quelle cose? Meno male che era solo un sogno.
Mi hanno detto che l’anno prossimo divento grande ma la mia mamma e il mio papà mi dicono che posso essere chi voglio, come loro a teatro, che un giorno sono burattini, un altro giorno diventano leoni, un altro ancora dei fiori profumatissimi. Certo, quando diventano delle mega cacche enormi mi fa un po’ schifo.
Quando sono triste diventano braccia, delle mega braccia attorno a me, e sento caldo come quando mi metto addosso la coperta di lana della nonna. Ma è un caldo diverso, un caldo che mi fa venire anche da piangere, non lo so perché, ma fra quelle braccia posso anche piangere quanto voglio che nessuno mi può dire niente.
Mi hanno detto che l’anno prossimo divento grande ma sapete che c’è, io ho deciso che faccio di testa mia e l’anno prossimo sarò sempre Io.