Aspettative
Aspettative. Ciò che attendiamo, che proiettiamo spesso con largo anticipo sui nostri desideri.
Lo facciamo fin da quando abbiamo memoria. Come sarà la mia festa di compleanno? Ci sarà il sole o la pioggia? I miei amici accetteranno l’invito? Aspettative.
Come sarà il mio primo giorno di scuola? Aspettative.
Come sarà crescere e lavorare? Aspettative.
Come sarà amare qualcuno per la prima volta? Aspettative.
Poi spesso accade che quelle aspettative vengano disattese: in meglio o in peggio, ma ogni volta rammentano che la vita ha un modo tutto suo per mescolare le carte. Ma un altro aspetto interessante della questione è ciò che si prova in quel lasso di tempo in cui le aspettative dovrebbero manifestarsi.
Infiniti scenari che si materializzano nella nostra mente fatti di persone, luoghi e cose che immaginiamo del nostro colore preferito, di sguardi rassicuranti e di porti sicuri che magari ci piacerebbe un giorno chiamare casa. O magari ci piacerebbe abbracciare con gioia. Chissà.
Questi scenari però spesso non esistono come li immaginiamo, e non sempre è una cattiva notizia. Ultimamente ci ho pensato spesso al male che possono fare le aspettative distorte; e non parlo di quel sognare fantasioso che noi tutti abbiamo sperimentato e che delle volte è più che necessario, ma parlo di quelle aspettative che trasformiamo in un metro di giudizio nei nostri confronti, noi che siamo i nostri peggiori sostenitori e i migliori abbattitori. O di quelle aspettative che spostano il focus e proiettano qualcosa che in realtà non sarebbe giusta per noi.
Pensateci un momento, a tutte quelle volte che avete immaginato qualcosa e quel qualcosa non è andata nel modo in cui vi aspettavate per i motivi più disparati, o semplicemente per la vita che è accaduta e allora avete in qualche modo pensato di avere la responsabilità di ciò che non è accaduto. Oppure di quelle volte che le aspettative erano ricamate su luoghi o persone che incarnavano quello che avremmo tanto desiderato, ma non ne costituivano la vera essenza. Il confine è sottile, tra quello che pensiamo di volere e forse anche di meritare e quello a cui forse potremmo aspirare.
Succede spesso anche con gli obiettivi, pure quelli spesso vanno a braccetto con le aspettative perché: ho deciso che quando sarò grande diventerò ingegnere e vivrò a Londra. E poi magari un giorno, mentre passeggi nelle vie poco distanti da casa tua trovi una scatola con dei libri buttati e pensi perché no, potrei aprire una libreria. Ma non dovevi fare l’ingegnere e vivere in una grande città? Che spreco.
Che fallimento, ero così certo e sicuro che la mia vita dovesse andare così, in un modo che attendesse le aspettative, di chi però?
La verità è che non dovremmo pensare alle aspettative come qualcosa di immobile, definitivo e soprattutto distante da noi; dovremmo pensarle come qualcosa di mobile, in divenire, proprio come noi.