Perso in un supermercato
Come faccio a darti uno spicciolo? No, che c’entra il carrello, manco lo prendo. E che devo prendere mai da riempire un intero carrello? Una volta sola l’ho usato il carrello grande. Si era a inizio lockdown, la fila fuori dal supermercato era una serpe che si contorceva tra le auto parcheggiate. Ne ho preso uno e c’ho caricato di ogni. Sai, mai mi sono detto. Alla fine alcune delle cose che ho preso sono finite nel pattume. Scadute. No, un carrellino blu va bene. C’è chi ci mette il cane, io ci metto il mangiare. Che brutta cosa che mi è venuta in mente. Perché mi guardi così? Leggimi nella testa, tu che sei balcanica e queste cose voialtri del Danubio le sapete fare bene. Lo vedi il cane che si lecca i genitali nel carrellino blu? Ecco, e vedi lo stesso carrellino dieci minuti dopo con dentro un ceppo d’insalata? Facciamo così: tu fammi entrare, io pago, cambio i soldi e un nichelino è tutto tuo.
Sono una persona predisposta alla guerra fredda. Sguardi torvi, sbuffi, colpetti di tosse marcati, labiali comunque mai del tutto privi di volume. Al supermercato un nemico lo trovi sempre. Questa mi segue, questo mi guarda, questo mi ha spiato la lista della spesa e gioca d’anticipo. Oggi il nemico è la scaffalista. Il primo scontro avviene al banco verdure. Gli addetti alla verdura sono i più ostici. Occupano spazio, sono innervositi dal freddo delle celle frigorifere. Scusa. Permesso. Scusa ancora. Permesso. Va bene, me ne vado. Ma non finisce qui.
Una volta un tizio mi disse che la sistemazione dei prodotti negli scaffali non è casuale. Perché tu sei pigro e magari ti fa anche un po’ male la schiena. Allora allunghi il braccio e prendi dallo scaffale di mezzo. C’è gente che studia queste cose, ha aggiunto. Forse voleva mettere il carico da novanta sulla mia faccia da baccalà. Gente che studia, ho pensato. L’evoluzione dello studente: inizi colorando tutte le lettere A del sussidiario e finisci a studiare in quale scaffale mettere le crocchette di Boby. Ma a loro che gliene fotte? ho ribattuto io. Voglio dire: facciamo che io sono il capo del supermercato, ok? Bene, a me interessa che la gente acquisti, poi che cosa acquisti a me che cosa mi cambia? C’è stato un lungo silenzio. La percentuale, ha risposto il tizio alla fine. Su certi prodotti gli sganciano la percentuale.
“Gli sganciano la percentuale”. E si è di nuovo materializzato nella mia testa quel bambino che colorava le A con il visino attaccato al banco e gli incisivi che se li è presi il topino. Alza la testa e mi dice: non vedo l’ora di diventare grande come il mio papà e calcolare quanto sganciano di percentuale quelli della Danone se gli piazzo lo yogurt alla banana sul quarto scaffale dal basso.
La scaffalista mi segue. Chiaramente. Ok le verdure, ma i latticini. C’è lo scaffale che straborda di ricotta, che cazzo devi fare? Lasciami stare. Comunque la storia degli scaffali ci sta. Quella delle percentuali andrebbe rivista, ecco. Da quando l’ho sentita, un’occhiata allo scaffale più basso e a quello più alto io la do sempre. Guardo quei prodotti destinati a scadere solamente perché nessuno ha sganciato una percentuale per loro e mi intenerisco. I burri sono quelli che più mi toccano il cuore. Negli scaffali sfigati ci sono quelli con packaging spartani e grafiche minimaliste: mucca stilizzata di colore blu con sfondo linea di montagna sempre blu con cocuzzolo probabilmente innevato di neve blu. 250 g senza conservanti. Stop. A pensare all’inutile fatica di quella mucca blu mi piange il cuore.
Scusa. Permesso. Scusa. Ma poi qualcuno mi rammenta che è in corso una guerra fredda. Ci vuole un diversivo. Fingo una scorribanda al reparto pannolini. Quella ci casca, se ne va. Forse mi cerca. Lesto torno ai latticini, prendo il burro della mucca blu senza conservanti e lo piazzo nello scaffale migliore. In bella vista. Colpo da stratega. Questo vale come Corea e Vietnam assieme.
Gli spiccioli cazzo. Ho pagato con il bancomat e adesso mica ce li ho. Quella mi aspetta lì fuori e se non gli metto in mano un nichelino mi lancia la peggio maledizione dei Carpazi. Non posso permettermi di perdere tutto proprio sul finire. Lo devo alla mucca blu. Ci vuole un diversivo. Rallento. Prego Signora, vada pure avanti lei, esca pure per prima che io non ho fretta. Al supermercato ci sto bene io, sa? Mi pare quasi di riappacificarmi con il mondo.
Davvero.