5a Tappa. San Pietro a Sieve – Bivigliano
5a Tappa. San Pietro a Sieve – Bivigliano 20km 600mt dislivello.
Quando finalmente entriamo nel bungalow caldo e asciutto non ci sembra vero. Ci leviamo i vestiti umidi e a quel punto non sai mai se è meglio fare prima una doccia calda o svenire sul letto. Siamo stanchi e doloranti ma prima di riposarci laviamo i vestiti ricoperti di fango; poi è l’oblio fino ad ora di cena.
Dopo una lunga contrattazione decidiamo di spostare la sveglia alle 7. Quando suona sentiamo sul tetto il rumore battente della pioggia: basta un’occhiata: spegniamo la sveglia e ci giriamo dall’altro lato a dormire.
Le verdi simmetrie rilassano i nervi e ci rigenerano, dopo tanta acqua fioriamo anche noi.
La campagna toscana piena di pioppi e colline verdeggianti è un piacere per lo spirito e gli occhi; le verdi simmetrie rilassano i nervi e ci rigenerano. Dopo tanta acqua fioriamo anche noi.
Lungo i viali che costeggiano le case tornano prepotenti i glicini in fiore con il loro odore dolciastro. E’ stranissimo il cambio di paesaggio fra le due regioni: l’Emilia Romagna rigurgitante di un verde scomposto, rigoglioso, ricco, tondo; la Toscana così ordinata, precisa eppure accogliente e piacevole in questo suo rigore.
Finita la campagna ampia e calda inizia il bosco fitto e intricato: qui i pochi raggi di sole arrivano a stento e troviamo ancora tantissimo fango; il pantalone ripulito dopo meno di mezz’ora ne è nuovamente ricoperto. Se la mattina avevamo camminato bene e velocemente ora inevitabilmente rallentiamo, si scivola tantissimo e c’è una bella salita da affrontare.
Ma abbiamo fatto scorta di serotonina e fra una scivolata e l’altra arriviamo con tranquillità fino a una grande spianata, sulla quale sorge maestosa la Badia del Buonsollazzo, un’enorme abbazia del 1100 che si staglia fra il verde fresco del prato e il cielo grigio. Nonostante sia in un totale stato di abbandono ha un fascino particolare, quello di cui sono pieni solo i posti intrisi di storia a cui è stata negata la possibilità di raccontarla.
Raggiungiamo in uno stato di rilassatezza totalmente nuova il prossimo campeggio che ci ospiterà.
Domani sarà per tutti l’ultima tappa, e l’allegria e la soddisfazione riempiono l’aria.
E’ l’ultima sera di cammino, e ci concediamo una cena “vera” nell’unico ristorante della città, dove la sala è praticamente occupata da sole persone in cammino verso Firenze; ci si scambia battute e racconti da una parte all’altra della sala, l’atmosfera è rilassata e il vino buono. Domani sarà per tutti l’ultima tappa, e l’allegria e la soddisfazione riempiono l’aria.
Ha anche smesso di piovere finalmente; dopo qualche altra pioggerellina pomeridiana, dovremmo riuscire a non inzaccherarci nuovamente di fango e arrivare a Firenze se non eleganti almeno presentabili. Non sia mai che Nettuno si offenda!