3a Tappa. Monzuno – Piani di Balestra
3 Tappa Monzuno – Piani di Balestra. 26km 600mt di dislivello.
Con gesti lenti e accorti ci prepariamo nella prima luce del mattino, facciamo piano cercando di non svegliare chi nella camerata dorme ancora. Dormire bene, riposarsi, è una delle regole fondamentali per la buona riuscita di un cammino; e poi non vogliamo tirarli fuori dai sogni troppo presto. Fuori c’è nebbia e umido, il freddo lo sento entrare nelle ossa e rabbrividisco mentre nascondo la faccia nella tazza piena di cappuccino fumante.
I bar di paese sembrano sempre dei posti sospesi nel tempo, gli arredi sono degli anni ’60, mischiati a oggetti di design troppo colorati rispetto allo sfondo sbiadito su cui giacciono.
il paesaggio attorno è ancora poco definito a causa della nebbia, sembra che debba ancora svegliarsi.
La camminata inizia alle 6:40, il paesaggio attorno è ancora poco definito a causa della nebbia, sembra che debba ancora svegliarsi. Il freddo diventa più sopportabile già dopo la prima salitina. Il giorno prima, la tappa è stata breve e abbiamo avuto modo di riposarci adeguatamente, quindi procediamo di buona lena. Siamo in cammino da circa un’ora quando attraversiamo un tratto di bosco singolare. Sul margine sinistro c’è una casa e lungo la strada che la costeggia ci sono dei murales ormai sbiaditi; opere di artigianato varie, dagli specchi a forma di spirale con i bordi ondulati, agli acchiappasogni.
Nascosti fra l’erba ai piedi di un faggio ci sono dei piccoli omini di ceramiche che ballano in cerchio, felici e colorati. Alcuni gnomi barbuti ci osservano dalla vegetazione. Sembra di attraversare un bosco incantato, di quelli che si leggono nelle fiabe. Sarà la suggestione ulteriore di questi elementi fiabeschi, ma si percepisce un senso di quiete assoluta, quasi soprannaturale. I rumori del bosco lo rendono cosa viva, vibrante. Si percepisce la vita e altro, qualcosa di immenso che arriva dritto al cuore.
Accarezzo la corteccia di un albero, è ruvida e fredda. Il mio respiro non ha più suono. Lo trattengo.
Non ho mai percepito così tanta vita attorno a me
Non ho mai percepito così tanta vita attorno a me, non mi sono mai sentita più reale che in questo momento. Ho bisogno di fermarmi.
La tappa di oggi è piacevole, per tutto il tempo siamo rincorsi da nuvoloni neri, ma noi cerchiamo di essere più veloci, tanto che riusciamo a trovare anche il tempo per un caffè prima dell’ultima salita. Il rifugio che ci ospiterà stasera è una casa nel bosco, l’aspetto in realtà non fa ben sperare, sembra una di quelle case di campagna dove si va una volta l’anno, umide, polverose e un po’ tristi, l’interno è l’esatto opposto.
La osservo ancora un po’, si staglia rigida fra gli alberi; se devo dirla tutta è così che ho sempre immaginato la casa nel bosco della nonna di Cappuccetto Rosso. Oggi va così.
nella pietà che non cede al rancore, madre, che ho imparato l’amore
Ed è nella pietà che non cede al rancore, madre, che ho imparato l’amore…