Isabel Allende, “Lungo petalo di mare”
Gli arti che volano, i cervelli che scoppiano, le viscere che sembrano vomito fuori dai corpi, terrorizzano allo stesso modo, e in qualunque tempo
Non ricordo con precisione, ma posso dire che sono davvero tantissimi anni che leggo Isabel Allende. Mi sono tuffato con stupore ed occhi sgranati nelle sue descrizioni, ho visto il Cile, le sue città, i palazzi bellissimi, e tutto attraverso il potere narrativo di questa magnifica e prolifica scrittrice. Anche la Allende ha parlato di guerra, spesso, forse sempre. Ha parlato di tante forme di guerra, ha raccontato ciò che lei stessa ha vissuto, ha raccontato le fughe, i tentativi di salvarsi la vita, a volte con successo, spesso con un nulla di fatto. Ed è sempre terribile pensare che sia accaduto!
La storia di un medico e di una pianista occupano le pagine dell’opera, siamo negli anni ’30 del novecento, e sullo sfondo, ben presente, condizionante, la Guerra civile spagnola
Scrive Allende di una fuga rocambolesca verso una ritrovata libertà, finché il golpe in Cile del ’73 non rimette tutto in discussione, rimandando agli anni spagnoli, allo status di profugo, ad un nuovo sradicamento, ad una nuova vita, ma come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.
Mi piacerebbe che questo testo arrivasse nelle case di chi vota in un certo modo, di chi usa i mezzi di comunicazione, tipici della democrazia, per predicare discriminazione e autoritarismo, ma più di tutto, mi piacerebbe che questa gente comprendesse veramente il valore universale di certe documentazioni.
Lungo petalo di mare, titolo che Neruda o no, sinceramente non amo, perché decontestualizzato sembra il nome di un romanzetto di terza categoria, ha una partenza davvero gravosa, perfetta per indurre nel lettore il giusto stato d’animo. Le atmosfere sono cupe e tristi, quasi trasmettono freddo nelle ossa in alcuni momenti. Ma soprattutto, ciò che dovrebbe lasciare dentro ognuno di noi è la semplice convinzione che quelle vicende sono accadute, hanno riempito le ore e le giornate di persone vere, che respiravano, che provavano dolore, spavento, orrore. E ricordarsene quando guardiamo il tg dal nostro 50 pollici fissato alla parete.
In foto ho usato la mia copia, ma ho visto che in libreria esiste la versione economica. Comprate libri, lasciateli per casa, leggeteli e fateli leggere. Che gran regalo!