Direzione Bologna
I km da percorrere sono centotrenta, le giornate a disposizione fino a otto: potrei fare delle tappe da 16 km al giorno, però mi sembra pochino. Molti completano il cammino in quattro giorni, cioè più di 30 km al giorno, no decisamente troppo!
Ho sempre sentito l’esigenza di dovermi dimostrare quanto valgo, cosa sono capace di fare, imponendomi in maniera rigida e irremovibile di partecipare continuamente a nuove e sfidanti esperienze. Quasi avessi la costante necessità di capire ogni volta fin dove riesco ad arrivare e se magari non riuscissi a spostare una tacchetta più avanti il limite delle mie possibilità. “Insicurite cronica” decreterebbe qualche esperto; e non potrei essere più concorde, ma questo mio buttarmi un po’ alla cieca in ogni situazione nuova in un misto fra imbarazzo ed eccitazione, ha avuto il merito di farmi conoscere molte cose di me, introdurmi a nuovi tipi di intrattenimento ed etichettarmi come pazza dagli amici quando nel weekend propongo di fare passeggiate in natura di una ventina di chilometri.
In effetti capisco la loro diffidenza, anche io la prima volta che feci un trekking (pardon hiking per i pignoli del settore) degno di questo nome, ero certa che sarei svenuta praticamente a inizio percorso, o avrei avuto bisogno di tantissime pause per riprendermi, bloccando e ritardando così il gruppo e rovinando la giornata a tutti.
Quasi avessi la costante necessità di capire ogni volta fin dove riesco ad arrivare
In quel momento, con il fiato ancora corto e lo stupore che mi toglieva le parole, compresi finalmente perché tante persone preferiscono farsi 800 metri di dislivello appena hanno un momento libero, piuttosto che annichilirsi sotto il piumone nel confort della propria casa. Ebbi la certezza che qualsiasi sarebbe stato lo sforzo sostenuto dal corpo la ricompensa per l’anima sarebbe stata altrettanto forte.
Quando si affronta una salita, un sentiero con molto fango o delle pendenze particolari, c’è chi marcia sicuro e instancabile alla meta; chi si ferma a contemplare e immortalare il paesaggio o dei dettagli nella natura attorno a lui; chi rallenta per odorare ogni fiore e seguire il volo degli uccelli sulla sua testa, o fa domande sul tipo di vegetazione che lo circonda.
Attenzione camminatori esperti, la portatrice sana di latte alle ginocchia si è appena unita al gruppo
Alla fine del percorso, durante il ritorno, mi piace restare in fondo al gruppo, perché succede che dietro una svolta del sentiero spariscono tutti e si spengono i rumori delle persone, e io resto da sola a sentire i miei passi scricchiolare sulle foglie, fra i rumori della natura, avvolta dal suo respiro lento e profondo, ed è una delle sensazioni che amo di più al mondo.
Mentre richiamo alla memoria l’ultima volta che sono rimasta sola nel bosco, vedo passare veloci filari di alberi dal finestrino del treno: sto salendo a Bologna. Vedendo alternarsi rapidamente colline e distese erbose mi chiedo se riuscirò a percorre tutti i chilometri in cui ho suddiviso le tappe, se lo zaino sia del peso giusto, le scarpe adatte…
Per un momento queste nuvole mi scuriscono i pensieri, ma poi ricordo che appena mi ritroverò immersa nel verde di alberi, prati, piante, tutte queste nuvole svaniranno. Noto che anche Amilcare guarda fuori dal finestrino, è rimasto silenzioso per tutto il tempo, chissà se anche lui è diviso fra gli interrogativi dell’impresa e l’eccitazione dell’avventura.
Intanto Amilcare:
“E pensare che volevo avere dei giorni di riposo, ma questa non poteva spostare i suoi limiti sorseggiando margarita a bordo piscina?”