Il pre-prepartenza
Ecco qua, c’ ho l’ansia. Ho l’ansia dell’ansia!
È la vigilia della vigilia quindi ho l’ansia dell’ansia.
Domani parto per Bologna e poi il giorno dopo da Bologna inizia il cammino vero e proprio, quindi oggi è la vigilia della partenza della partenza.
Ho preso tutto? Non è che ho dimenticato qualcosa? Madò e se non riesco a completare una tappa che faccio? Speriamo che non piova!
AIUTO!!!
Mi sto perdendo fra i miei stessi pensieri, non so più di quante cose mi devo preoccupare. Press pause.
Play.
Una delle poche cose che so di me è che amo stare in natura: fra gli alberi, i fiori, gli animali e l’erba; essendo poi molto curiosa mi piace scoprire quanto dura una fila di roverelle e dove porta quel sentiero seminascosto dalla vegetazione.
Senza contare che avrei camminato in due delle regioni più importanti dal punto di vista gastronomico
Quando ho scoperto che le due cose si potevano unire in una sola attività chiamata hiking la mia vita è svoltata decisamente.
Non c’è stato weekend o giorno libero in cui non abbia riempito lo zainetto e sia andata alla scoperta di montagne, borghi abbandonati, sorgenti o boschi. Ma finora non avevo mai fatto un vero e proprio cammino. Avevo sempre desiderato fare quello di Santiago percorrendo la costa portoghese, che a me i francesi non sono simpaticissimi, e poi l’idea di camminare di fianco all’oceano è decisamente affascinante e romantica. Quel tipo di percorso richiede però almeno una decina di giorni e non è sempre facile avere le ferie. Quando ho scoperto l’esistenza della Via degli Dei (tratto che collega Bologna e Firenze) ho pensato che potesse essere un buon punto di inizio e di preparazione per cammini più lunghi.
Senza contare che avrei camminato in due delle regioni più importanti dal punto di vista gastronomico. Così dopo un po’ di ricerche ho acquistato la guida ufficiale, ritirato le credenziali del cammino, calcolato le tappe con i relativi dislivelli e prenotato le strutture dove dormire scegliendo fra quelle “accreditate” Via degli Dei , ideali per i backpackers (nome che identifica noi viaggiatori zaino in spalla, poveri in canna ma avventurosi).
Risolta la parte più tecnica e impegnativa non restava che la parte più semplice: lo zaino. Cosa mi servirà davvero?
Guardo di sott’occhio il mio zaino da 70lt: con lui ne abbiamo macinati di km. Mi ha aiutata a portare tende canadesi, sacchi a pelo, fornelli e ¾ di casa durante l’ultimo trasloco.
io so bastare a me stessa e non ho bisogno di nessuno
L’appello su facebook ha riscontro immediato e in meno di 24h ho fra le mani un fantastico zaino con cui intraprendere questo cammino. In realtà proprio il mio ego ne ha avuto una sorta di piacere, nel vedere quante persone si sono offerte di aiutarmi. Come dico sempre, sono gli altri a dirci quanto valiamo. Un’altra cosa che mi fa piacere è che la risposta al mio appello è arrivata da un ragazzo che ho conosciuto proprio facendo un’escursione in montagna, quindi un appassionato come e forse più di me di natura. Anche se mi sentirò per anni in difetto verso di lui per questo gesto, ho riflettuto sul fatto che ci sono “ambienti” in cui i rapporti interpersonali sono privi delle barriere del formalismo e del distacco sociale che troppo spesso si incontra, soprattutto “in città”.
Lo zaino è finalmente pronto!
Ed è ora di dargli un nome, come tutti gli zaini o borsoni da viaggio che ho avuto (in realtà lo faccio spesso anche con oggetti a cui sono legata o piante da vaso, almeno quelle che sopravvivono), è un modo per sentirli più vicini, come dei compagni di viaggio e dei supporti anche spirituali piuttosto che dei semplici oggetti. Questo zaino, anche se solo in prestito, ho deciso che si chiamerà Amilcare.
Sì, il mio Amilcare!