Lettura n. 17 Dalla parte di Didone
Cosa resta, a distanza di tanti anni nelle nostre menti e nei nostri cuori, della lettura e dello studio dei classici? È la domanda che mi sono fatta leggendo l’ultimo bellissimo lavoro di Marilù Oliva, L’Eneide di Didone, Solferino editore, sono difatti tornata indietro nel passato, ho scavato nei ricordi scolastici e nelle sensazioni che provavo quando studiavo l’Eneide, o l’Odissea, o l’Iliade. Ma potrei dire anche La Divina Commedia, o I Promessi sposi. Non credo sia facile far percepire l’attualità insita in certe opere antiche e far sentire emotivamente la storia e il mito risuonare dentro di noi come se fossero storia di adesso. Certi libri sanno realizzare il miracolo, e non sono soltanto belli da leggere ma fanno guardare con nuovi occhi il passato, facendoci riscoprire alcune figure mitologiche e il significato che queste possono assumere. L’osservazione e il punto di vista sono tutto nell’approccio alle storie, basta spostarsi un po’ per scoprire una rinnovata ottica e guardare gli eventi da una prospettiva mai utilizzata prima e sorprenderci dell’oggetto osservato. Accade questo al lettore di un’Eneide rivisitata e raccontata a tre voci: la voce di Didone, quella di Giunone e quella di Venere. Voci armonizzate perfettamente nel racconto. Marilù Oliva restituisce una piena dignità alla figura della regina di Cartagine che purtroppo è arrivata a noi sempre un po’ schiacciata dall’immagine di donna abbandonata, ferita e in preda agli istinti più fragili. Eppure l’autrice si domanda “e se le cose fossero andate diversamente?”.
Didone veste i panni della vera regina, quella che ha a cuore il destino del suo popolo e quello dell’umanità intera, quella che sa reagire andando incontro alla vita costruendo il benessere anche a partire dalle proprie paure, quella che sa combattere per una giusta causa e che sa accogliere e includere le diversità. Didone diventa simbolo della resilienza femminile e della capacità di contare sulle proprie forze per agire in meglio per sé e per gli altri che a lei si affidano. Sa quali strade può prendere il senso del materno per esprimersi in ogni sua forma, e conosce il significato profondo della parola sorellanza. Non si può non sentire da subito una profonda empatia con la Didone di Oliva, eroina moderna che ci dà l’occasione per ripensare a quante vicende storiche sarebbero arrivate a noi in modalità differenti se a raccontarcele fossero state le donne e non gli uomini. Donne che, in vita e in letteratura, sono state sacrificate troppo spesso per un ideale, per una guerra o per un capriccio degli dei, o per diventare bottino di contese fra uomini. Didone ci dà la misura del riscatto e di quanto questo sia possibile per la donna di ogni tempo.
“Allora ho capito quali inauditi fardelli possano gravare sulle spalle delle donne. Quanti pregiudizi, quanti sensi di colpa, quanti castighi, talvolta autoinflitti.”
Lo stile curatissimo e rispettoso delle fonti classiche da cui Marilù Oliva è partita per scrivere il suo libro fa di questa lettura un prezioso dono per tutti noi, ricordandoci che ogni evento porta la differenza se a narrarlo è una voce piuttosto che un’altra.