Scheda 3 – La storia di Biniam
Scheda 3
Questa è la storia di Biniam.
Lo vediamo entrare con un uomo. È il suo papà, e il suo papà è cieco.
Porta un paio di occhiali da sole, la lente destra è rotta. Gliene manca un pezzo.
Biniam ha il portamento di un adulto. È padre di sé stesso.
Frequenta la settima classe, è un bambino precoce.
Gli chiediamo se la scuola gli piace, sorride, dice di sì. La matematica è la sua passione. Parliamo ancora, siamo curiosi di saperne di più di questo piccolo scricciolo d’uomo. Non ha ancora pensato a cosa fare da grande.
“Ci penserà Dio”.
Il papà, quello vero, sorride. È fiero.
Biniam quando torna da scuola va a pascolare le due capre che l’associazione lo scorso anno ha donato a tutte le famiglie. Stanno bene, una ha addirittura partorito.
Il papà continua a prendere una piccola pensione di guerra, almeno quella penso io. È grato, e si considera fortunato. Non può vedere i suoi figli, ci dice, ma almeno può camminare e non è costretto a rimanere fermo, immobile, a essere un peso. Ci parla di alcuni dei suoi compagni. Paralizzati, impazziti, ridotti a macerie, la cui vita è improvvisamente cambiata o forse non è mai iniziata. A loro sì che è andata male.
La mamma sta bene. Raccoglie e rivende la verdura. Quando è necessario va a lavorare nei campi. Qui l’assegnazione dei campi a ciascuna famiglia viene affidata al consiglio degli anziani del villaggio. I terreni sono di comune proprietà, il consiglio stabilisce quanti campi ciascuna famiglia deve avere. Sta poi alla famiglia occuparsene e farne profitto, oppure affidarli a degli operai che del raccolto restituiscono la metà, qualora la famiglia metta a disposizione le sementi e parte della forza lavoro, oppure un terzo, se fornisce solo le sementi o solo parte della forza lavoro, e infine un quarto, se non fornisce né l’uno né l’altra.
La mamma di Biniam vuole lavorare. Vuole il massimo di ciò che le sue forze possono ottenere. Sono tanti in famiglia: Mehari fa il soldato; Helen frequenta l’ultimo anno di scuola e contemporaneamente svolge il primo di servizio militare; Temesghen frequenta la quarta classe. Delina la seconda classe. E infine c’è Kissanet che ha appena compiuto due anni.
Dopo un lungo silenzio, il papà ci racconta dei suoi campi. Ricorda quando era lui a occuparsene. Sorride pensando all’aiuto fraterno che ci si scambiava con i propri vicini, con i propri amici. La guerra ha cambiato tutti. Gli ha rubato, uccidendoli, i suoi fratelli di sangue, ma al contempo ha distrutto qualsiasi ideale di fratellanza preesistente.
“Cambierà, il tempo cambierà e rimetterà a posto ogni cosa”.
Lui ne è sicuro.
È il momento della foto.
Biniam non sorride.
E io rispetto questa sua scelta.
Sarà la vita, e io lo spero con tutto il cuore, a farlo tornare a ridere, ridere di gusto.
Foto 1 e di copertina di Git Stephen Gitau da Pexels
Foto 2 di Kenex Media sa da Pexels