Ti vedo
Non metti il rossetto da mesi, guardi la confezione di plastica rigida nera appoggiata su una mensola di vetro nel bagno e pensi che una volta lo mettevi religiosamente prima di uscire di casa.
Del mascara nemmeno a parlarne, il solo pensiero di doverlo togliere la sera ti rende stanca. Vorresti solo sprofondare tra le coperte e lasciare i tuoi pensieri sepolti sotto la trapunta. Impedirgli di respirare, lasciarli morire di fame, di asfissia, di mancanze.
L’ultima volta che hai guardato allo specchio non c’erano quelle occhiaie. O forse c’erano, ma non te lo ricordi più perché quando è stata l’ultima volta che ti sei vista allo specchio? Vai sempre di fretta, eviti di stropicciarti la pelle, di prendere atto delle nuove rughe. La sera ti senti svuotata, senza più niente da dare. Hai già regalato tutto quello che avevi da offrire: il tuo tempo, la tua attenzione, il tuo corpo, la tua comprensione. Hai consumato tutto e non è rimasto più niente per te stessa. Ci pensi mentre continui a cambiare canale alla ricerca di qualcosa di leggero. Hai voglia di intrattenimento, ma non riesci a ridere neanche quando il comico ha esaurito il suo repertorio.
Sei lontana. Vorresti fare qualcosa per te, imparare, leggere, scrivere, creare, ma non è rimasta un’oncia di materia creativa.
Sopravvivi e pensi che i veri problemi sono altrove e usi questa giustificazione per sentirti meglio, per darti il permesso di non compiangerti. Per compiangersi bisogna fermarsi, ma tu non hai tempo, non hai voglia.
Pensi “lasciatemi stare” ma boccheggi “venitemi a prendere”. Chiudi gli occhi per goderti il sonno del giusto, un sonno troppo denso per lasciarti sognare e che si dirada troppo presto all’alba. Un sonno che non rigenera, ripara come può, dove può.
Io ti vedo mentre leghi i capelli alla meno peggio. Una volta ti piaceva tirarli su ai lati con dei fermagli di perle. Ma quanto tempo fa era questo? Quante vite e quanti corpi fa?
E la mattina ti poggi addosso un sorriso precario, appuntato con degli spilli provvisori. Una volta quando sorridevi anche gli occhi cambiavano forma. Queste tue nuove labbra che si alzano ai lati non riescono a coinvolgere il resto del viso. Sono stanche anche loro, incapaci di portare un peso nuovo.
Hai il passo lento. Tu che prima facevi correre chi ti stava intorno pur di starti dietro. Io ti vedo. Lo so che cammini piano perché non hai più una meta, o forse la vedi ma non vuoi più arrivarci.
Non serve che io ti veda se tu non riesci a fare lo stesso per te. Non servono i miei occhi se tu non puoi indossarli.
Guardo per due e aspetto che torni al tuo antico splendore.