Sportivi in guerra
Gli eserciti li immaginiamo composti da professionisti. Uomini e donne che hanno deciso di servire la Patria e per questo sono stati addestrati e preparati. Eppure quando scoppia una guerra di una certa portata nessuno può esimersi dall’essere richiamato alle armi.
È il caso di Russia e Ucraina. In entrambi i paesi, forse più in Ucraina, è stato necessario che tutti gli uomini rientrassero per difendere la nazione dall’esercito invasore.
Abbiamo visto tanti sportivi che dai campi in divisa di gioco si sono trasformati in soldati con fucile in mano e divisa mimetica addosso.
Questo però non è un gioco, una competizione in cui dopo uno “scontro” ci si ferma e ci si complimenta col vincitore. Qui se non prevali muori.
Vitalii Sapylo, 21 anni, calciatore del Karpaty, è stato ucciso in battaglia nei pressi di Kiev. Così come è deceduto Yevhen Malyshev, appena 20 anni, atleta di biathlon anche lui ucciso in combattimento.
Era così che immaginavano la loro vita questi due giovanissimi ragazzi? Sono morti per servire il loro Paese, forse a malincuore, perché non dovevano difendere in questo modo i colori della propria nazione.
Le scellerate scelte di capi di stato mossi dalla sete di potere, di rivalsa, portano alla morte continua di povere persone che sono in mezzo al fuoco di mitragliatrici, cannoni e missili.
Dall’altra parte della barricata, a parte qualche fanatico di Putin che si presenta con la Z simbolo dell’esercito russo, tanti e tanti atleti dei più svariati sport dissentono da quanto sta portando avanti la Federazione russa.
Anche in Italia abbiamo avuto un bell’esempio da parte del giocatore atalantino Aleksej Miranchuk, calciatore russo che dopo il gol alla Sampdoria, esultando è scoppiato in lacrime facendo suo il dolore per l’inferno che stanno vivendo i fratelli ucraini.
Anche tennisti del calibro di Medvedev e Rublev o la pallavolista Gamova non hanno usato mezzi termini per condannare una pagina vergognosa della storia della Russia, avendo addosso gli occhi puntati di milioni di europei che adesso guardano i cittadini russi con estrema diffidenza.
Il mondo dello sport piange perché i valori che insegna oggi sono soverchiati e violentati sul territorio ucraino.
Ancora oggi del passato si è imparato poco e questo che abbiamo davanti è il triste risultato.