La risposta di Ofelia al dubbio amletico.
Come ricorderete l’ultima volta c’eravamo lasciati con una versione rivisitata dell’Amleto di Shakespeare al TRAM. Più precisamente con “Amleto e il gioco del suo teatro” di Giovanni Meola: spettacolo in cui tre soli attori interpretavano tutti i personaggi della tragedia shakespeariana, scambiandosi e sovrapponendosi nell’interpretazione dei vari ruoli. Per uno strano gioco di coincidenze, di quelli che il teatro sa caratterizzare e adoperare così bene, anche stasera ci troviamo ad assistere a quella rappresentazione tragica che prende il nome dal suo protagonista principale: Amleto. In scena, infatti, c’è “La risposta di Ofelia” scritto e interpretato da Viola di Caprio. Come già possiamo intuire dal titolo, anche in questa rappresentazione, la scelta è di puntare il “faro” su una delle personalità che fa da contorno alla vicenda del principe di Danimarca; la cui storia è ormai ben nota.
Ecco! Così avrei voluto iniziare il mio articolo per voi stasera. Quando devo scrivere qualsiasi cosa che poi diventerà pubblica, ho sempre un po’ di agitazione e così inizio già a immaginare cosa scrivere, come aprire il pezzo, e come strutturare le frasi. Tutto molto razionale e controllato. Quest’incipit poi l’ho abbozzato nel foyer in attesa di poter prendere posto in sala, ma a fine spettacolo ero in preda a tali e tante emozioni che mi sembrava di avere tutte le idee e le parole sconvolte senza più alcun tipo di controllo razionale.
La prima cosa che mi viene da dire riguarda ciò che ho pensato dell’attrice durante il breve spettacolo, ed è stato: “mamma che brava!”; a quanto pare ci ho visto bene, perché Viola di Caprio classe ’78 nel 2020 ha vinto il premio come miglior attrice al “Roma Fringe Festival”, e ancora prima nel 2018 aveva avuto una menzione speciale al “Premio Sipario Autori italiani” con il testo “Monologo schizofrenico”. Come seconda cosa proverò a trasmettervi il perché di tanto trasporto.
Il personaggio classico di Ofelia come sappiamo impazzisce di dolore quando il suo amato Amleto per errore uccide il padre Polonio. Partendo da questo spunto il personaggio che ci viene presentato vive relegata in una delle stanze del castello, isolata dal resto del mondo, preferendo la compagnia di tantissimi fiori colorati, di cui conosce tutte le caratteristiche, e delle voci nella sua testa. Una delle voci che le tiene compagnia è quella della madre morta con cui la fanciulla parla e si confida. La madre dal canto suo, fra una giocata a dadi e l’altra, risponde ai dubbi della figlia e cerca di aprirle gli occhi sui veri sentimenti di Amleto, che sembrano non essere così puri e veritieri. Nelle mura della sua solitudine e in questo eterno conflitto con se stessa e con le sue voci interiori (presunte o reali che siano), la ragazza inizia a chiedersi a cosa e a chi sia giusto credere. Trovando le risposte stesse nella formulazione dei suoi quesiti esistenziali. La continua convivenza con i suoi pensieri la porta a consumarsi man mano che prende coscienza di sé, fino ad arrivare a recitare uno struggente “essere o non essere” che dalle sue labbra esce con una forza emotiva ed un’esattezza che nemmeno Amleto stesso ha mai avuto.
La continua convivenza con i suoi pensieri la porta a consumarsi man mano che prende coscienza di se, fino ad arrivare a recitare uno struggente “essere o non essere” che dalle sue labbra esce con una forza emotiva ed un’ esattezza che nemmeno Amleto stesso ha mai avuto.
Tutto ciò avviene mentre sul palco la Di Caprio passa fra cambi d’abito, intonazioni di voce e stati d’animo a rappresentare Ofelia, la madre Fata a finanche Geltrude (ormai anche lei morta e diventata spirito come la madre di Ofelia), dando reale corpo alle voci nella sua testa. Probabilmente le stesse voci che hanno preso vita nell’immaginario della regista quando ha iniziato a lavorare al personaggio di Ofelia nato inizialmente come soggetto per un workshop di fotografia di scena, e poi rimasta al suo fianco durante il lockdown; durante quel periodo ha iniziato a prendere sempre più corpo e realtà fino ad arrivare in scena con un bellissimo e toccante monologo. Talmente pieno di spunti, che andrebbe rivisto almeno altre due volte, proprio come ha fatto una bella signora in prima fila fra il pubblico, che all’accensione delle luci, un po’ come tutti aveva gli occhi umidi. Chissà che i suoi non fossero bagnati anche un po’ per orgoglio, essendo la mamma dell’attrice-regista.
Abbiamo visto La risposta di Ofelia
Al Teatro Tram di Napoli.
Si ringrazia l’Ufficio Stampa.