Il mestiere dell’artista
Il carisma è la forza di attrazione che un artista produce su di noi con il suo modo di relazionarsi.
È la forza di attrazione che provoca su di noi.
Il carisma è come una calamita: attrae chi lo subisce. Una persona di fascino, sicura di sé, interessante. Costoro ci catturano nella loro “orbita” e scatenano desideri di come vorremmo essere.
Erano da poco finiti gli anni settanta quando tra le mani mi trovai un abbonamento al teatro di prosa della mia città .
Stagione felice quell’anno: Il “mattatore” che recitava Pirandello, è inutile raccontare il fiume di parole ed energia che Gassman come un vulcano rovesciò in platea.
Di quella stagione del Biondo però mi sono rimasti nel cuore gli occhi azzurri e luccicanti del “costruttore Solness”. Raf Vallone entrò in scena con un abito di lino bianco, non era più giovane, e forse un tantino appesantito, ma al suo ingresso il palcoscenico si illuminò e fin dall’ultima fila quegli occhi cerulei riuscirono a penetrare e ipnotizzare lo spettatore.
Ibsen e l’attore, trasformarono un pomeriggio con un abbonamento studenti in magia. Ne ebbi consapevolezza lo stesso giorno.
A distanza di quarant’anni chiudo gli occhi, allargo le narici e rivivo le emozioni.
Ciò mi accade ancora oggi quando assisto al teatro d’opera. La suggestione della musica, il canto e l’intreccio amoroso, mi fanno immergere nella magia. Fin dall’attesa al foyer e all’ingresso in platea, divento partecipe di una ritualità che mi mette in relazione con lo spettacolo e con i cantanti. Attendo con trepidazione di entrare per collegarmi mentalmente con l’artista con la complicità dei miei compositori preferiti: Verdi su tutti.
A sua volta il cantante sul palcoscenico ha bisogno di sentire la presenza del pubblico. È la magia che si crea in quei momenti e l’energia che pervade la sala che trasforma lo spettacolo in una esperienza emotiva.
Se il pubblico non reagisce, l’attore, artisticamente e psicologicamente, “muore”.
Il mito si alimenta con le privazioni e non certo con le sovrapposizioni.
Greta Garbo o Maria Callas hanno alimentato la leggenda del loro periodo di massimo splendore privando il pubblico della loro arte e della loro presenza e stigmatizzando la loro immagine nel periodo di estrema fioritura fisica e artistica.
Le divine non invecchiano; ninfe immortali per l’immaginario collettivo. Consegnate alla storia del teatro.
Ho ammirato Placido Domingo nelle sue molteplici interpretazioni della cinquantennale magica carriera.
Non mi aspettavo null’altro che provare i brividi di poter ammirare dal vivo un mostro sacro dell’opera lirica internazionale.
Onore e rispetto per l’artista e l’uomo, ma per me il mito non si alimenta con la caparbietà di una presenza ma con il piacere di poter riascoltare Cavaradossi, bello e romantico, in un logoro DVD.
Foto di copertina dal web.