Prima e doping
Io, totalmente priva di qualsivoglia interesse per la competizione sportiva capitolina (in quanto interista al di là di ogni ragionevole dubbio), mi recavo allo stadio per il piacere di condividere mistiche esperienze di tifo barocco col mio fido santone Maccaus (impareggiabile amico esperto in bancarotte fraudolente e raggiri psicologici, e che io chiamo Maccaus non in senso dispregiativo ma perché proprio si chiama così. Ma io non discrimino).
Eravamo al fischio d’inizio e mi trovavo in una delle due curve dove si paga il posto a sedere ma, dal fischio d’inizio a quello finale, si passa il tempo in piedi. Come si fa del resto a saltellare da seduti? (Sempre se si esclude il volo Ryanair Roma – Düssendorf dove capisci anche il perché sul biglietto è sempre indicato l’orario di partenza e mai quello d’arrivo).
E fischio d’inizio fu. Ma ciò che accadde per tutta la partita non è dato sapere. Del risultato apprendemmo solo una volta a casa consultando il televideo. E questo perché? Perché, improvvisa, una nube spessa come la nebbiaaglirticollipiovigginandosale si frappose sia tra me e il campo da gioco, che tra me e gli altri tifosi che non riuscivo più a vedere ma di cui sentivo i forti cori e il pungente olezzo.
capisci anche il perché sul biglietto è sempre indicato l’orario di partenza e mai quello d’arrivo
Pensai fosse prassi che certe partite molto partecipate si vivessero in solitudine eascetismo. E invece no. Credo sia stato il risultato di una qualche non precisata legge che saggiamente vietava il doping nello sport ma evidentemente non si curava di quello sugli spalti. Venne bruciata tanta di quell’erba che temetti per l’immanente disboscamento amazzonico.
Iniziai così a seguire l’andazzo che sembrava governare la serata: tutti intenti o a intonare slogan incoraggianti per una squadra, o a discorrere della dubbia moralità delle madri sia giocatori che dei tifosi avversari.
“Caspita“, pensai con la lucidità che dal tanto fumo si andava affievolendo,”qui si conoscono talmente bene da sapere tutto dei fatti di tutti. Se mo s’accorgono che c’è un’estranea a farsi gli affari loro, come la prendono?“. Ma mi rasserenai quasi subito constatando che data quella coltre sempre più inspessita non avrebbero mai potuto rintracciarmi. Spensi pure il telefono per scongiurare agganci di gps.
Venne bruciata tanta di quell’erba che temetti per l’immanente disboscamento amazzonico
Tra uno schiamazzo e un altro mi si appressò una creatura indefinibile, dai contorni poco chiari. La nube imperversava e impediva ricognizioni fisiognomiche. L’unica cosa che si capiva era che la sua squadra stava vincendo tanto era allampanata e su di giri, al punto che per un momento la scambiai pure per Angela dei Ricchi e Poveri.
Appena mi accorsi che la sua presenza stava per diventare invadente, per dissimulare la mia ignoranza sulla vita degli altri intervenuti, cominciai a lanciare improperi contro la moglie dell’arbitro di cui nulla sapevo se non quello che avevo appena sentito urlare da qualche vicino di tifo che certo doveva essere un amico di famiglia del direttore di gara tanto era informato sulle sue vicissitudini intime. Raccontava di lascivi sollazzi non meglio identificati della signora di cui sopra, a beneficio economico del suo nucleo familiare.
Urlando come una prefica, l’indefinibile creatura mi chiese:
“Mi fai fare un tiro?“
“Come?”
Urlando sempre più forte:
“Mi fai fare un tiro?“
“Mi spiace gentile signora, ma io non fumo”.
“Non fumi? E allora che ci sei venuta a fare? E poi, in caso, gentile signore. Non vedi che ho i baffi?“
“Sì, li vedo. Sono proprio quelli che mi hanno tratto in inganno. E poi ci sono venuta a vedere la partita“.
“Quale partita?“
“Come quale partita!? Il derby“
“Ah perché tu ci vedi?“
“No, ma che c’entra“
“Sei qui da sola?“
“No, sono qui con un mio amico“
“E dov’è?“
“Qui accanto a me“
“Impossibile, qui ci sono io“
“Maccaus, ma sei tu?”
“Sì sono io. Come fai a conoscermi?“
“Maccaus sono la Insardà“
“Impossibile, la Insardà è qui accanto a me“
“Impossibile qui accanto a te ci sono io“
“E la Insardà allora dov’è?“
“Guarda, la verità è che io non conosco nessuno. Ho capito che qui siete tutti tra amici ed è impossibile integrarsi. Io non ci volevo neanche venire, l’ho fatto solo per il mio amico che voleva approfittare del fumo passivo. Dice che passivo dà più soddisfazione”. Ma su quest’affermazione non ho mai voluto indagare oltre…