Les Vêpres siciliennes e la storia di Palermo
Confesso, malgrado frequento il teatro d’opera da più di trent’anni, è la prima volta che assisto alla rappresentazione de Les Vêpres siciliennes.
Nel 1852 Verdi firma un contratto con l’Opera di Parigi che prevede una collaborazione con Scribe, tre mesi di lavoro e una messa in scena in pompa magna nello stile di grand òpera .
Verdi rimase molto colpito dall’ambientazione .
Quando l’opera fu rappresentata in Italia la censura obbligò il Maestro a metterla in scena con titoli meno “sovversivi”.
In questo lavoro, che segue la messa in scena di Trovatore, Giuseppe Verdi si è elevato molto in alto perché l’intensità penetrante dell’espressione melodica, la poetica sonorità di insieme e la forza appassionata danno all’opera un’impronta di grandezza come annota Hector Berlioz.
Sebbene in vespri il compositore di Busseto comincia una sperimentazione musicale che lo porterà alla stesura di -Un ballo in maschera-, quello di cui lo spettatore è attratto è la melodia.
Confesso che nella versione francese spicca ulteriormente la melodia specialmente nel duetto tra Henri e Helene nel delizioso concertato del terzo atto. Alza la fronte tanto oltraggiata, Il tuo ripiglia – primier splendor!
Anche in Vespri, Verdi trasforma il tiranno in padre amoroso affidando al baritono il ruolo .
Nella recita del 25 Gennaio Guy de Montfort interpretato da Gezim Myshketa ha dato alla sua voce queste sfumature: da severo dominatore a padre accorato.
Confesso il mio orgoglio nel vedere sicuro vocalmente e scenicamente, elegante e disinvolto Giulio Pelligra che ha disegnato un perfetto Henri.
Così come una piacevole sorpresa lo è Maritina Tampakopoulos, timbro da soprano lirico che al momento dell’aria “Merci, jeunes amies” ha sfoderato agilità e acuti tecnicamente ottimi.
E ovviamente particolarmente atteso dal pubblico palermitano Procida/Fabrizio Beggi per l’aria di sortita “O tu Palermo”.
Confesso che forse per campanilismo di questa preferisco la versione italiana più drammatica.
Lo spettacolo in scena al Teatro Massimo di Palermo che ha inaugurato la stagione 2022 è un nuovo allestimento in coproduzione con Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Comunale di Bologna e Teatro Real di Madrid, e la scelta del titolo e dell’intera programmazione è dedicata al trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Anche in Vespri, Verdi trasforma il tiranno in padre amoroso affidando al baritono il ruolo.
Confesso che una scena mi ha particolarmente impressionato e non come melomane nostalgica ma come palermitana che ama la sua città pur riconoscendo le difficoltà e contraddizioni: il prolungato scarico di immondizia davanti la fontana realizzata nel 1554 da Francesco Camilliani a Piazza Pretoria, conosciuta come fontana della vergogna per le statue discinte, termine usato nell’accezione negativa di scempio.
Per cui l’unico “grido accorato” che mi sento di rivolgere Alza la fronte tanto oltraggiata, Il tuo ripiglia – primier splendor! riguarda gli stereotipi con i quali ci conoscono fuori dalla città da troppo tempo.