Jazz Music dal vivo!
(Orvieto by night)
Dopo la forzata sosta dell’anno scorso finalmente sono tornata, durante le feste, a Orvieto, e ho potuto partecipare all’Umbria Jazz Winter, uno dei festival musicali a cui sono più affezionata.
Questi giorni di eventi musicali fanno parte della versione invernale del più conosciuto Umbria jazz, che si svolge a luglio, a Perugia. La città è amabile, con in apparenza quella semplice scorza tipica degli umbri, che però si traduce in puro pragmatismo e, se sai toccare le corde giuste, si trasforma in gentilezza autentica e senza fronzoli. Sono ormai diversi anni che cerco di non mancare a questo festival molto amato, negli anni passati ho potuto ascoltare e conoscere in questo ambito i protagonisti del jazz internazionale: fra questi Paolo Fresu, George Cables, Enrico Rava, Ethan Iverson, Richard Galliano, Fabrizio Bosso, Mauro Ottolini, Flavio Boltro, Giovanni Guidi, e tanti tanti altri che certamente ora dimentico.
Tornare quest’anno, dopo il periodo della pandemia, l’ho considerato un miracolo, organizzare non sarebbe stato facile tuttavia tutto è scivolato bene e senza particolare sacrificio da parte del pubblico. Lo staff è stato sempre all’altezza della gestione del flusso di spettatori in entrata a ogni evento e le persone, dal canto loro, si sono mostrate molto responsabili nella gestione della sicurezza indossando la mascherina e mantenendo la distanza laddove possibile.
L’evento inaugurale è avvenuto il pomeriggio del 29 dicembre al Palazzo dei Sette con Nick Nightfly, raffinato e brillante intrattenitore, di grande esperienza, che ha cantato e suonato sia alcune celebri cover sia pezzi propri. Un personaggio che sa coniugare la musica con un gioioso intrattenimento, immancabile la foto ricordo, anche se con mascherina, da mettere accanto a quella di due anni prima.
Interessantissima scoperta per me nella seconda giornata di Umbria Jazz Winter, giovedì 30 dicembre, il piano solo di Sullivan Fortner al Museo Emilio Greco, una cornice suggestiva e intima per accogliere l’evento. Figlio d’arte, ha iniziato a suonare il piano a quattro anni e ha partecipato poi come organista nei cori gospel, ha poi studiato in istituzioni prestigiose come l’Oberlin Conservatory e il Berklee College of Music. Un tocco assai raffinato quello di Fortner che subito dà la netta sensazione di avere alle spalle studi solidi ma che esprime anche un grande colore nella variabilità dell’offerta, Sullivan ha in passato suonato con Dianne Reeves, Roy Hargrove, Wynton Marsalis, Paul Simon, John Scofield ( che ho avuto il piacere di ascoltare nel 2019 al festival), Fred Hersch e DeeDee Bridgewater.
Ma uno degli eventi più emozionanti e al limite dell’ipnotico per me è stato il concerto di uno degli artisti più carismatici del jazz moderno: Bill Frisell. Un artista che ha saputo proporre una vasta gamma di composizioni, in una serata al Teatro Mancinelli accompagnato dalla splendida Umbria Jazz Orchestra e con la direzione di un esperto del settore quale è Michael Gibbs, mitico e celebre esponente del jazz europeo. Gibbs ha collaborato negli anni della sua brillantissima carriera con Jaco Pastorius, Joni Mitchell, Pat Metheny, Peter Gabriel, John Scofield, Whitney Houston e Gary Burton, per ricordarne soltanto alcuni.
Durante questo particolare concerto, non saprei dire se indotta dalla stanchezza o dallo stordimento piacevole di un’overdose musicale, ho vissuto dei momenti di assoluto rapimento estatico, una musica avvolgente, suggestiva, e al limite dell’esperienza allucinogena.
Chiudono le mie giornate in jazz due splendidi concerti, uno di Giovanni Guidi e Luca Aquino, un duo di grande equilibrio e armonia; l’altro di Dado Moroni, comprovato pianista di sicura esperienza che ha fatto accomodare al piano suo figlio per una tenera e finale sorpresa al pubblico.
(Giovanni Guidi e Luca Aquino)
Mi è sembrato tutto bellissimo, dopo una sospensione di circa due anni, mi sono inebriata della sensazione dei concerti in presenza, e spero di non doverci rinunciare più. E altrettanto auguro a voi tutti!