Il sole di Natale
Il sole c’è e da queste parti sotto Natale è di per sé una notizia. Qui da noi il sole è buono per tirarci dietro dei cancheri, che con il sole non ci capiamo mai e ho pure visto un tizio una volta che c’ha sputato contro. Ora, questo era sicuramente un po’ idiota, ma non meno di quel tizio che nella Bibbia costruisce una torre per tirarci una freccia contro. Ecco, questa scena l’ho vista in un film quando ero bambino e anche se credevo ancora di diventare un calciatore e vincere la Coppa delle Coppe con il Parma, già potevo capire che quello lì era un imbecille e infatti ha fatto un gran casino e ora ci tocca scaricare delle app per parlare con persone che vengono da paesi oltre le alpi e mettere i sottotitoli per capire i film di quelli che vengono da sotto Perugia. Comunque il sole in inverno qui non c’è mai e tutto è grigio e triste e fa un freddo cane e ci prendono in giro tutti e hanno ragione perché le giornate durano mezzora e pure quella mezzora fa cagare. In estate il sole c’è, ma se ne sta pigro dietro quel muro di goccioline e se vai in piscina sudi e non t’abbronzi e ti mangiano le mosche e dilaniano le zanzare. Oggi c’è, però. Se ne sta basso e s’infila nelle retine degli occhi. Così anche se c’è, come sempre la gente gli smadonna dietro mentre china il capo o si fa visiera con la mano destra.
Ho cercato un posto al sole e non l’ho trovato. Oppalà. Scrivetelo sulla mia lapide. Non è elegante come l’epitaffio di Cosimo Piovasco di Rondò, ma può andare. In verità sono seduto in un bus e sto pensando al Natale. Ho preso un seggiolino accanto al finestrino perché ci picchiava contro il sole e faceva un bel caldo. Poi il bus ha girato e il sole è andato sul lato opposto. Ho guardato la donna davanti a me e ho fatto uno sguardo sconsolato. Lei ha volto i suoi occhi amerindi altrove e io ci sono rimasto un po’ male perché volevo essere simpatico e non ci sono riuscito. Però capisco che la mia mimica facciale non sia semplice da decifrare e poi le mascherine rendono tutto complicato.
Sole di merda. Non c’è niente di più aristocratico del sole a Natale. Bacia chi gli pare quando gli pare. Alcuni non li bacia proprio. Quando sono molto arrabbiato penso che Dio sia un tipo così, come il sole. Dove sei? Cosa fai? Ti diverti? Bravo, continua pure a favorire i tuoi preferiti, complimenti. Lo so, questo paragone con il sole l’ha già fatto tanta gente migliaia di anni prima di me e pure le proteste al grande arbitro le aveva già sperimentate quel tizio ebreo che poi è diventato faraone. Io ho sempre fatto tanta fatica con queste cose. Sono irascibile e discendo da gente che solcava la terra e se la prendeva un po’ con tutto e tutti e quando le cose dicevano male, e gli dicevano spesso, tirava giù anche l’Olimpo. A proposito, una cosa che mi fa ridere è il rapporto dei greci con i loro dei. Facevano cose tipo sgozzare capretti per evitare che gli rompessero i coglioni, che si trasformassero in cigni per fottergli la moglie, che gli mandassero in malora il raccolto, che gli soffiassero contro le vele. Avevano tutti i difetti degli uomini e praticamente nessun pregio e però nessuno gliela poteva far pagare a quelli.
Ora lo sento sulla guancia mentre cammino. Mi piace. Sento i peli della barba intirizzirsi, i pori aprirsi. Mi pare di essere un fiore in un mattino di primavera. Invece è Natale. Voglio ripetere questo: mi piace. Ora mi pizzica anche il labbro. Durerà? Certo che no. È appena due metri sopra il tetto di quel condominio. Vorrei rimanere così con il sole sulla guancia in eterno? Certo che si. È nella nostra natura cercare un posto al sole. Come i Visigoti che di queste vaste pianure non sapevano che farsene e puntavano piuttosto alla Sicilia. È nella nostra natura cercare la stabilità. È nella nostra natura tentare di resistere al cambiamento. È nella nostra natura venire fottuti perché nel frattempo che noi cerchiamo di ancorare tutto e tutti il mondo attorno è bello e cambiato e noi stessi e il nostro corpo pure e forse la nostra stessa anima e tutto ciò ha un prezzo altissimo e lo sapeva bene Pirandello, su queste cose del resto c’ha pure preso un Nobel, che in fondo l’unico modo per adattarsi a questo continuo e doloroso cambiamento è mettere una maschera.
Per questo lo bestemmiamo questo sole. Lo vorremmo tutto per noi, sempre per noi. Non possiamo accettare che cambi, che non sia per sempre. Sempre l’estate e sempre la gioventù. Sempre la persona amata nel periodo dell’innamoramento massimo, sempre i genitori giovani, sempre i primi quattro posti in classifica, sempre gli amici vicini, sempre le compagnie in fermento, sempre i figli piccoli, sempre il periodo dell’università, sempre il cane in forza, sempre tutto fermo a quel momento in cui sì, dai, le cose possono anche continuare così in eterno.
Ma tutto questo è una follia di uomini piccoli. Il sole non ci sta, l’Olimpo non ci sta, Cristo non ci sta. Almeno ditecelo: fatevi forza e cambiate, figli nostri. Macché. Domani, non lo so, può essere che anche domani il sole ci sarà. Ma sarà un po’ diverso da ieri. Scenderà un minuto prima. Mezzo metro più a sinistra. E magari io non avrò nemmeno il tempo di assaggiare un raggio.
Poi sarà Natale e quindi una nuova nascita e un sole nuovo e nuovi anche noi ed è giusto così e però che male.