Dall’attimo all’eternità
Mi ritrovo tra le mani un libro di un centinaio di pagine “Dall’attimo all’eternità” di Nino Buccafusco. Frutto di una attenta ricerca dell’autore sulla vita epistolare di Lorenzo Da Ponte e quindi indirettamente di Amedeo Mozart. Attraverso un’ipotetica intervista a Lorenzo Da Ponte si raccontano episodi della sua esperienza viennese con Mozart e dei suoi anni vissuti a New York nell’agosto del 1838.
Il racconto americano è supportato da documentazioni storiche mentre la sua esperienza austriaca è una ricostruzione dell’autore del libro intorno alla genesi della nascita della trilogia italiana ( Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte). Il quadro che ne deriva è una pennellata sul fermento culturale mitteleuropeo da un lato e i chiaroscuri del rapporto tra il genio salisburghese e suo padre. Rapporti così morbosamente patologici che hanno influenzato la vita di Mozart.
Le sue esperienze amorose e i suoi tormenti nella difficoltà di adattarsi alla società viennese e di corte hanno fortemente segnato il suo animo ma al contempo hanno alimentato il genio creativo musicale. Il libro si adatta benissimo come testo teatrale che può a giusto titolo aggiungersi alla folta produzione letteraria su Mozart.
L’opera di Nino Buccafusco, sapientemente, mette al centro della scena da Ponte il quale riesce, durante la collaborazione e la stesura dei libretti delle tre opere, ad imprimere una svolta al percorso creativo del compositore. Gli anni di collaborazione coincidono con gli ultimi anni di vita del genio musicale.
Dopo il successo al Burgtheater di Vienna gli resta il tempo per scrivere la Clemenza di Tito e cominciare il Requiem che sarà interrotto tragicamente e fatalmente dopo le prime battute di Lacrimosa. Quegli anni che per Mozart furono gli ultimi della sua esistenza, rappresentano, per Lorenzo Da Ponte invece il trampolino per la sua carriera internazionale. Sarà il Da Ponte “americano” che prende per mano il lettore e vecchio racconta la sua vita in Europa ad una giornalista.
Ne esce un gradevole e continuo flashback con il doloroso rapporto tra Leopold e il figlio, costellato da una serie di rimproveri, anatemi e ricongiungimenti.
Amedeus per tutta la vita aspettò il riconoscimento della sua arte e temeva il giudizio del genitore; soltanto con la trilogia riuscì a staccarsi da questa sudditanza affettiva e piscologica anche se la figura del Commendatore nel Don Giovanni impera minacciosa sul dissoluto cavaliere.“Chi è davvero Mozart?” chiede nell’intervista la giornalista.
Per Wolf l’ignoto è stato più attraente del noto; la speranza e l’immaginazione sono l’unica consolazione dalle delusioni e dai dolori dell’esperienza.
“Mozart è questo!”
Nino Buccafusco ha colto dall’attimo e ha reso immortale il librettista dei capolavori in lingua italiana di W. A. Mozart.