Dante project, la letteratura diventa un balletto da sogno
Avrei mai immaginato io, dopo una pandemia che mi ha tenuta lontana dai teatri e dai cinema, di ritornare in un luogo della cultura per assistere a uno spettacolo tanto emozionante? E per di più accompagnata, anzi meglio dire portata, da mia figlia in una delle città più belle e stimolanti del mondo: Londra!
Abituata alla vita in Italia, in cui sussiste l’obbligo della mascherina e forse la gente ancora si porta dentro dei timori per andare a chiudersi in un luogo insieme a tante altre persone, mi ero detta “ma Francesca davvero vuoi arrischiarti a fare questa cosa?”. Avevo letto in giro qualcosa sullo spettacolo in questione ma senza soffermarmi troppo. Iniziamo col dire che la Royal Opera House di Londra è davvero fantastica! Le persone del pubblico sono entrate in maniera alquanto ordinata, alcuni con la mascherina altri no, ma molto composti e mantenendo una certa distanza l’uno dall’altro. Noi ci siamo accomodate nel nostro palco, in una posizione leggermente laterale ma sporgendoci un po’ si riusciva a vedere tutto il palcoscenico. Il teatro era stracolmo. A luci spente ho sentito subito l’odore tipico degli spettacoli, sono stata invasa da quella sensazione invincibile di essere tutti insieme a condividere due ore di bellezza. Non sapevo che le ore sarebbero state due ore e quarantacinque minuti includendo gli intervalli, ma sinceramente devo ammettere che il tempo è volato. Il coreografo Wayne McGregor ha chiesto a uno dei migliori compositori moderni, Thomas Adès,di lavorare con lui; Adès ha sviluppato la brillante idea di prendere un capolavoro letterario, La Divina Commedia e farne un’opera di danza contemporanea entusiasmante. L’ambientazione e i costumi, sono stati disegnati da un’artista straordinaria Tacita Dean, con alcuni dettagli suggestivi, ad esempio il vestito di Dante man mano che si addentra nei passaggi dall’Inferno fino al paradiso muta di colore, a mia sorpresa passando dal celeste inziale al rosso vivo. (Avrei detto il contrario, destinando il rosso all’Inferno ma non è forse il coraggio di sfidare luoghi comuni nella testa degli spettatori a rendere eccezionale un’opera?).
Al centro della storia e della scenografia il ballerino inglese più significativo degli ultimi venti anni Edward Watson, che dopo una lunga e prestigiosa carriera si ritira dalle scene proprio in questa ultima rappresentazione, e proprio, per mia fortuna, quell’ultimo giorno in cui io ho potuto ammirare lo spettacolo. Questo particolare ha donato un valore aggiunto alla performance, il finale è stato da commozione pura, tutta la compagnia lo ha omaggiato con abbracci, fiori e un video creato ad hoc con le dediche personali di tutti quelli che lo avevano conosciuto e che con lui avevano lavorato. Come dire?Mi ha fatto venire in mente quei video che fanno i nostri ragazzi per il compleanno dell’amico più caro, mettendo insieme pensieri, sorrisi, facce, ricordi, fotogrammi di vita, perché alla fin fine seppure in questo caso di un artista si tratti è sempre la vita quella che raccontiamo.
I quadri e le coreografie sono tutti molto ricchi di emotività, la musica eseguita dall’orchestra dal vivo (Los Angeles Philarmonic Orchestra) accompagna perfettamente gli ambienti, passando dai virtuosismi accesi della dimensione infernale ai canti soffusi di ispirazione religiosa del Paradiso, il Virgilio di Gary Avis, incarna perfettamente la guida nel mondo dell’aldilà.
Dante che danza con la sua Beatrice, Sarah Lamb eterea e meravigliosa, e la scena finale con i corpi luccicanti in Paradiso sicuramente sono coinvolgenti e teneri da ammirare ma io ho sempre il cuore in un quadro, è quello dell’amore impossibile, così come da ragazzina leggevo e studiavo appassionandomi alla coppia Paolo e Francesca, nel vortice rapita, ho apprezzato moltissimo la loro performance.
Un’opera questa da non perdere, se dovesse essere riproposta speriamo anche in Italia, certamente è un’esperienza emotivamente stimolante da vivere senza indugio.