Varie et allucinate
…e quando rientri a casa al buio, metti la mano sulla parete, cerchi l’interruttore, li azioni tutti quanti prima di individuare quello giusto, tanto che per lo stress una lampadina esplode, in piena notte, nel tuo appartamento, e tu ti abbatti al suolo certo di essere stato investito da una raffica di proiettili, e solo quando non senti il dolore e non vedi Dio capisci che visto che non sei morto forse è meglio non farsi trovare così ove mai s’affacciasse il dirimpettaio;
…e quando ti accorgi troppo tardi che il rotolo di carta igienica è finito e tutto ad un tratto realizzi di avere la scorta due stanze più in là;
…e quando pensi “Com’era quella frase?” e cerchi il libro per rileggerla e ti accorgi che il libro a cui tanto tenevi non c’è più, e ricordi di averlo prestato, non si sa quando, non si sa bene a chi;
…e quando apri il congelatore e ci trovi i chupa-chupa e non osi immaginare dove hai messo i bastoncini di pesce (ma poi ricolleghi quella strana puzza che imperversa in casa e sembra venire dal cassetto dei dolciumi che per ovvie ragioni non hai il coraggio di aprire);
…e quando ti accorgi che giocando a Monopoli conviene anche andare in galera sia perché se passi dal “Via” prendi ventimila lire, sia perché tra le carte “imprevisti” non sono contemplati gli indulti e quindi non ci si confonde;
…e quando un tecnico specializzato, e quindi costoso, viene a sistemare i termosifoni e, lo stesso, continui ad essere l’unico appartamento su settantadue all’addiaccio, e quindi rifletti su quel brav’uomo di Mc Gyver, che non era neanche specializzato, che col suo coltellino riusciva a mettere in crisi i vertici Enel, ed è anche per questo che l’hai sposato sei volte;
…e quando dici alla tua migliore amica “Ho frettissima, devo andare” e lei per salutarti ci mette altri tre quarti d’ora;
…e quando accendi l’mp3 dopo mesi e la prima cosa che senti è Rino Gaetano che in uno slancio di ottimismo ti urla nell’orecchio “Nun t regg chiù”;
e quando finalmente ti ricordi per quale motivo quella volta ti era venuto in mente di mettere il citofono anche in bagno
…e quando lo stendino con su intimo e bianchi candeggiati è stato l’unico a essere investito da un’immaginaria folata di vento;
…e quando finalmente ti ricordi per quale motivo quella volta ti era venuto in mente di mettere il citofono anche in bagno;
…e quando guardi le tue tasche vuote già a metà mese e ti rendi conto che quando lavori sei da solo ma quando guadagni hai un socio, lo Stato;
… e quando pensi che da grande anche tu vuoi fare lo Stato;
…e quando capisci che “Allora ti chiamerò trottolino amoroso e dudu dadadà” ha segnato un’epoca, la tua, ma a te non hanno chiesto parere;
…e quando pensi a quello che hai visto all’università, ossia:
“Ha fatto un esame pessimo”
“Mi boccia dunque?”
“Ma quando mai!? Trenta! Vada pure, congratulazioni e mi saluti suo padre”;
…e quando pensi a quello che ti hanno raccontato con tanto di vanto:
“Il nostro compare mi aveva detto che un po’ di esperienza l’aveva maturata, ma il suo CV racconta l’opposto”
“Me ne vado dunque?”
“Ma quando mai!? Un compare è sempre un compare, assunto!”
…e quando pensi che:
“Matteo Salvini lei ha manifeste incapacità di Governo”
“Parlamento italiano quindi?
“Ma quando mai!? Parlamento europeo…”;
…allora capisci che sette anni in Tibet potrebbero non bastare e che l’attesa del cadavere del tuo nemico sulla celeberrima sponda del fiume potrebbe essere lunga, davvero lunga, ma lunga lunga, più o meno quanto un comizio a braccio, fuori stagione e a voci contrapposte, di Di Maio e Santanché!