Danilo, teatrante allo stato solido
È Danilo Giuva, in carne e ossa, ad accoglierci al Teatro Abeliano di Bari. Inizia stasera un nuovo giro de “I Solisti”, la rassegna ideata e voluta da Vito Signorile, che vedrà susseguirsi attrici e attori della scena contemporanea italiana, una rassegna che è una possibilità, quella di incontrarli in una dimensione più vicina, personale, ascoltandone tecniche ed esperienze.
Sono qui in una veste insolita, non solo spettatore ma anche allievo, di Danilo e Licia Lanera, nel laboratorio Agli Antipodi che da qualche settimana colora il centro culturale Spazio 13 di Bari. Spettatore e allievo, e come allievi iniziamo questa lezione aiutando il nostro maestro a riscaldarsi: corpi in movimento, piedi piantati al suolo e braccia dritte al cielo, scrollando di dosso il prima e il dopo, centrando mente e sensi al qui e all’ora. Una lezione che inizia come una lezione, non poteva essere altrimenti.
Un racconto intimo, la storia di un bambino foggiano, consegnato al mondo da una madre lungimirante, la storia di un giovane uomo che fa della chimica, degli elementi, ragione di vita. Soldi, viaggi, vantaggi, benefit, “una vita in procedura”. E poi quella naturale propensione ad infilarsi fra due cose, luce e buio, bene e male, domande e risposte. Domande e risposte, un limbo d’urgenza che Danilo ha fatto eruttare, improvvisamente, lasciando i punti e le affermazioni, abbracciando i se e i forse, abbandonandosi al Teatro.
Il teatro è divenuto casa, lo spazio in cui tutto è sospeso, luogo in cui la solitudine prova ad esplodere, dove far trasudare i rapporti, donare contorni all’altro e, in fondo, ricomporre i pezzi di sé. E Danilo ce lo racconta con le parole di Richard Bach, di Annibale Ruccello, di William Shakespeare; Danilo si spoglia senza riserve, scrivendo un cammino che passa anche da Emma Dante, che arriva a Licia Lanera, con la possibilità scoperta, o semplicemente lasciata libera, di guardare oltre. Una lingua che cambia, inevitabilmente, che diviene bisogno, ed esigenza, e affanno, e inquietudine, lingua d’amore, come quella di Venere per il suo Adone:
Sempre all’amore seguirà l’affanno
e avrà la gelosia come sua scorta,
avrà un inizio dolce e fine amara;
non vi sarà un equanime compenso,
il piacere d’amore, grande o piccolo,
non potrà mai uguagliare il suo dolore.
Ascolto sensoriale, immagini, suoni, odori ma soprattutto forme, per poi plasmarle e farle proprie, con Danilo a guidarci come un disegnatore, scoprendo realtà da sempre conosciute ma probabilmente mai davvero vissute. Una confessione, non una lezione. Ed è strano ritrovarsi nella condizione di chiedersi se la sua storia, la storia di Danilo, in fondo è anche la mia, la storia di ciascuno di noi, uomini e donne allo stato solido.
Abbiamo visto -Teatrante allo stato solido-
al Nuovo Teatro Abeliano di Bari
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della Rassegna “I Solisti”