L’utilità sociale del phon
Il phon, ovvero l’asciugacapelli, ovvero il primo presidio medico anti-cervicale.
L’asciugacapelli è un utilissimo oggetto spara aria che, una volta azionato, colpisce le teste di quanti lo utilizzano privandole dell’umidità in esse contenuta (al pari di Salvini, che dell’asciugacapelli è un prototipo. Lui però spara aria che tuttavia non raggiunge affatto le teste di quanti lo ascoltano, o comunque non le teste comunemente intese).
Nei suoi primi anni di vita l’asciugacapelli non trovò giusta collocazione nella società civile, come i giovani d’oggi del resto, ma non per manifesta inutilità, molto più verosimilmente per essere, come loro, un po’ schizzinoso (per dirla alla maniera ministeriale, e quando dico ministeriale intendo Elsa Fornero, nata a San Carlo Canavese il 7 maggio del 1948, cioè cinque mesi dopo la Costituzione, ragion per cui, essendo venuta dopo, per forza di cose qualche articolo se l’è perso, tipo “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, non è dunque colpa sua, ma delle sfavorevoli contigenze!)
il primo presidio medico anti-cervicale
La completa evoluzione dell’oggetto avviene quando questi, emulo dei grandi attori italiani operanti a cavallo degli anni ’70 e ’80, assume l’esotico nome di “Phon”! Da quando l’asciugacapelli ha nobilitato il suo essere col rutilante, anglofono, pseudonimo, che dona senz’altro più dignità ai suoi bottoni, ed in particolar modo al tasto “anti ioni attivi” che elettrizzano il capello, tutti se ne servono in modo compulsivo per asciugare qualsiasi cosa venga a tiro, dai calzini ancora umidi alla polaroid, per non parlare della nuova abilità della macchina spara aria impiegata come sparpaglia briciole. E’ anche un insostituibile compagno di viaggio, perché anche se oggi pure gli alberghi tre stelle ce l’hanno (e quando dico tre stelle non intendo “tre stelle sul campo”, come la Juve, ma tre stelle proprio!) nessuno può fare a meno del suo personal-phon, anche perché quello degli alberghi notoriamente non solo non spara aria ma è molto più lento di una macchina portata a spinta, ragion per cui se anche un solo calzino fosse rimasto umido dopo l’approssimativo lavaggio alberghiero, umido resterebbe anche dopo 53 minuti di phon d’albergo a pieno regime.
E’ anche un insostituibile compagno di viaggio
L’equivoco che mortifica la raggiunta fama del “phon asciuga tutto” nasce in Calabria nei primi anni ’90. E’ da premettere che in questa bizzarra terra, la rapidità con cui la vita si svolge, e la necessità di codificare e chiamare ogni cosa con un nome, non importa quale, ha ribattezzato il verbo “togliere” col più cruento verbo “cacciare”, l’ “asciugamani” con una generica “tovaglia” e il “phon” con fono. Ma finché tutti si resta in Calabria poco male, pericolo scampato. Se poi un figlio emigra, succede che per comunicare col resto del mondo deve cambiare codice. E fin qui nulla di male. Il problema si pone al rientro per le ferie d’Agosto:
-Mi passi il fono?
-Come il fono!?
-Sì, me lo prendi? È nello stipo del bagno.
-Il fono?!
-Sì, il fono!
-Ma nel senso dello stereo, dell’audio, delle cuffie o del service?
-Nel senso del fono. E fai poco lo spiritoso perché è sempre stato lì, anche prima che partissi. Vedi che è sotto le tovaglie del bidè, cacciale e prendilo!…..
E dai grandi mal di testa che ne derivano, la voglia di ripartire.