Punto e virgola – A casa puntuale
” A casa puntuale ” , un racconto di Emma Lombardi per la raccolta “Punto e virgola”
Mamma: «Hai bisogno di qualcosa? Vado a far la spesa.»
Emma: «Vengo anch’io, aspetta che mi metto le scarpe e ci sono.»
Pochi minuti dopo
Mamma: «Ma dove vuoi andare conciata così?! Mica è dicembre; togliti la felpa per favore, fai ridere.»
Emma: «Mamma falla finita, se non hai freddo tu non è che non possa averlo pure io.»
Mamma: «Fai come ti pare, andiamo.»
Si incamminano verso la macchina, la madre saluta la vicina che si affaccia al balcone mentre la ragazza, dopo averle rivolto un sorrisino forzato, affretta il passo ed entra in auto.
Le due donne si lasciano andare a qualche chiacchiera e la ragazza sembra nervosa; a tal proposito, muove la gamba destra velocemente, come in preda a un tic. Ha fretta. Poco dopo la madre entra in macchina.
Emma: «Alle 16:25 bisogna essere a casa.»
Mamma: «Faccio il possibile, dipende tutto dal casino che troviamo.»
Emma: «Alle 16:25 bisogna essere a casa.»
La madre accende la radio con l’intento di alleggerire la situazione. La ragazza però si mette le cuffie e per tutto il tragitto rimane nella stessa posizione con lo sguardo rivolto verso il finestrino. Dopo 15 minuti arrivano al supermercato.
Emma: «Lasciami qui, prendo il carrello mentre tu cerchi parcheggio.»
Scende dalla macchina e si dirige ai carrelli. Ne prende uno, lo sente un po’ rigido, deve fare le acrobazie per farlo curvare. Si sposta tutta verso destra per fargli fare una piccola curva a sinistra e viceversa, chi la guarda deve pensare che sia ubriaca ma sta soltanto impiegando tutte le sue forze per domare quel veicolo da interni. La raggiunge la madre e prende in mano la situazione, sembra che lei e il carrello vadano più d’accordo: non impiega il minimo sforzo per controllarlo. Emma diventa ancora più nervosa. Entrano .
Emma: «Pensa alle tue cose, le mie le prendo io, ok? Le prendo solo io. Sennò facciamo casino e rischiamo di averle doppie.»
La madre annuisce di fronte al solito copione. La ragazza scatta come una saetta tra le corsie, riesce ad evitare le persone con una maestria pazzesca, sembra che non solo sappia a memoria tutte le mattonelle del supermercato, ma riesca anche a prevedere le mosse della gente per evitare di sbatterci contro, tanta è la sua velocità. Procede veloce guardandosi attorno, rivolgendo sguardi pieni di odio verso quelli che si trovano al banco dei formaggi e dei salumi. Arrivata alla corsia dei biscotti il suo passo rallenta di colpo, inizia a passeggiare e addirittura si toglie le cuffie. Sembra abbia visto la Madonna e ne abbia un ingiustificato terrore. Prende un pacchetto di gocciole in mano, fissa per un secondo la figura del biscotto. Si guarda attorno, è praticamente sola. Gira la confezione e legge qualcosa in fondo, poi prende il telefono e apre la calcolatrice: 59×6=354.
Si mette a ridere, anche se palesemente dispiaciuta.
Emma: «però potrei fare…» dice sottovoce e digita sul telefonino.
(46×150):100=64
22×8= 176
176-118= 58
Dice tra sé e sé: «Mi verrebbero 150g di latte, 2 gocciole e 2 Oro Saiwa con 6 calorie bonus. Oddio, però ho messo 150g di latte invece che 250, quindi avrei 46Kcal bonus: se sommo alle altre 6, sono 52! Sono al massimo altri due oro saiwa con 8 calorie bonus… Le gocciole hanno 59Kcal per pezzo quindi niente, non ne posso prendere tre.»
Fissa la confezione, lentamente la riposta sul ripiano e abbassa le sopracciglia arrabbiata. Prende un pacchetto lì vicino: senza bisogno di guardare, sa già dove trovarlo. Va verso un’altra corsia e trova un prodotto mai visto prima: dei piccoli pane tipo arabo confezionati.
«C’è scritto 500g, sono 6», riprende il cellulare in mano.
500:6= 83,33
«Facciamo che sia 84»
(84×247):100=207,48
«Seeee!»
Emma si rende conto di aver urlato, quindi abbassa lo sguardo intimidita. «Uno ne ha 208, ciao!», pensa. Riposa velocemente la confezione e ripete questo procedimento per ogni prodotto che prende in mano. Poi riceve una telefonata dalla mamma
«Pronto?»
«Io ho quasi finito, ti aspetto alla cassa.»
«Ok, va bene.»
Emma posa velocemente quello che aveva in mano, «Vaffanculo», pensa, e in pochi secondi raggiunge la madre con quelle poche cose che ha preso . Le solite. La madre, intenta ad usare la cassa automatica, dice: «Speriamo non ci capiti la revisione». Emma fissa il pavimento seria. Si avvicinano alla cassa e puntualmente scatta la revisione. Emma guarda l’orologio, sono le 16:05
«Cazzo. Ce la faremo in 20 minuti a essere a casa?», si chiede.
Finito il tutto, si dirigono in macchina. «La prossima volta ce la farò» si ripete la ragazza durante il tragitto.
La madre si trasforma in Sebastian Vettel tra i vicoli: alle 16:27 sono a casa e, mentre il cancello si apre, Emma esce dalla macchina, entra nel parcheggio e inizia a correre verso la cucina, mette la bilancia sul marmo e apre il congelatore. Prende un Maxibon, lo posa sulla bilancia (carta compresa) e annota il peso nelle note del telefono.
«Giusto in tempo: 16:29. Che fortuna!». Per la prima volta in tutta la giornata, sorride. Va in camera a gustarsi il suo gelato.
«La merenda si fa alle 16:30 con un massimo di ritardo di 3 minuti: si deve tornare a casa alle 16:25 per avere il tempo di pesare, alle 16:33 già è tardi e la merenda salta», dice la sua mente.
Una volta finito, torna in cucina e pesa la carta.
Sottrae il numero iniziale a quello ottenuto per vedere quanti grammi effettivi di gelato ha ingerito.
«Sono onesti! 95 grammi spaccati.»
Torna in camera e finisce di studiare l’ultimo capitolo di storia. Sbaglia una data nel ripetere, ricomincia da capo tutto il capitolo finché non arriva a memorizzare anche le virgole in modo perfetto. Alle ore 17:50 le suona la sveglia: ha 10 minuti per pensare a cosa mangiare per cena. Alle 18 si inizia a cucinare, 30 minuti e deve mangiare perché dalle 19 si ingrassa, quindi deve finire prima.
Cucina del prelibatissimo merluzzo congelato, perché su quello fresco le calorie non ci sono scritte: sarebbe rischioso. Lo serve su un letto di vetro contornato da 13 grammi di zucchina lessa e 30 grammi di pane di segale. Inizia a mangiare con tutta la calma del mondo e pensa a quel paragrafo di storia su cui ha ancora qualche incertezza. Sospira sopraffatta: vorrebbe concentrarsi solo sul pasto.
Una volta finito, va in bagno. Dopo essersi lavata i denti, si guarda allo specchio.
Tira la pancia. Unisce le gambe, si mette di lato, ritira la pancia. Mette la mano in mezzo alle gambe e controlla lo spazio. Si sdraia in terra per sentire il contatto tra le ossa e il pavimento: va tutto bene. Torna in camera e dopo qualche ora si addormenta. Sogna di essere in una strada di paese. Ci sono odori: odori di cibo. Un uomo davanti ad una brace le chiede se vuole del bacon.
«Si, grazie.»
«lo vuoi morbido o croccante?»
«Croccante, per favore.»
Lo scricchiolio della carne sul fuoco è come una ninna nanna. Una volta pronto, la saliva quasi la soffoca, lo avvicina alla bocca.
5:40, la sveglia suona.
Emma apre gli occhi di scatto. Era solo un sogno. «Quel bacon…»
5:40, ho un’ora e quindici minuti prima di alzarmi. «Cosa mangio per colazione?»
Inizia un nuovo giorno, uguale a ieri e a quello che sarà domani.
Buongiorno Emma.