Niente fiori ma…
Qui giace il Teatro.
Una fossa comune, lasciata scoperta a puzzare, lì, qualche metro sotto terra. Qui giace Medea, il sacrificio del vello d’oro che le ha fatto perdere il senno, e l’amore, che l’ha tradita e ingannata e l’ha resa umiliata. E Claudio, il suo meschino procedere, la sua cieca mancanza di indugio, e Amleto, adesso la sua voce rimane ingabbiata fra le pagine di un libro. E poi tu, Antigone, donna, femmina ribelle e disgraziata, e tu Nora, la tua pelle scottata dall’ipocrisia, Ofelia, la tua pazzia, Mirandolina, Arturo, Lady Macbeth, Enrico IV, Giulietta, Don Giovanni, Elena, Willy, Iago, Blanche, Nina, Puck, Mercuzio, Santuzza, Titina.
Qui giace il Teatro.
Quando abbiamo smesso di capire il mondo, il mondo del Teatro? Questa la provocazione che il critico Enrico Pastore ci ha lanciato, nell’incontro all’interno degli eventi collaterali del Festival Castel dei Mondi, in cui analizza la crisi del mondo dello spettacolo.
Un intervento che ha l’obiettivo di porre domande, di eliminare strati di scuse e lasciare spazio a idee che possano generare cambiamenti, di analizzare ciò che è stato anche prima della pandemia, quando ancora si faceva finta di non vedere. Una vera genuflessione al sistema economico, quella che emerge, che ormai da anni colonizza il pensiero, lo aziendalizza perché possa fruttare, perché in un mondo economizzato esisti solo se produci, solo se fai numero e numeri.
Numeri, qui giace il Teatro, nei numeri.
Come si fa a quantificare i frutti dell’arte, i messaggi, le connessioni, stabilirli a priori? Come si può vivere in un paese in cui un attore deve fare il cameriere, un musicista deve fare l’operaio, un pittore deve fare l’insegnante? Anche ai medici è chiesto? Anche ai politici? Perché i lavoratori dello spettacolo non sono stati capaci di fare numero, quando serviva, diventare uno e costruire processi condivisi di informazione, di tutela, di educazione di un pubblico che rimane fermo a sentire puzza di morto senza neanche tapparsi il naso?
Il collettivo Itaca Etica, attraverso le voci di Andrea Cramarossa e Federico Gobbi, nel libro l”Edera”, presentato qualche giorno fa, pone la possibilità di parlare di etica nel mondo dello spettacolo, di un vero codice deontologico che possa finalmente dare dignità a un territorio, quello dell’arte, violentato dal pressapochismo, da amatori che divengono professionisti e professionisti costretti a combattere con la mancanza di parametri, di regole, di riconoscimento e riconoscibilità.
E poi noi: siamo davvero pronti a raccontare ai nostri bambini che Pinocchio è morto, che Peter Pan non è mai esistito, che non si può più sognare di diventare attori, ballerini. Siamo davvero pronti a scrivere questo maledetto epitaffio?
Qui giace il Teatro, e ho stato io.
Riferimenti:
Festival Internazione di Andria | Castel dei Mondi
Note:
Estratto del contributo redatto per la rivista La Controra, Laboratorio Teatro e Critica, Andria
Credit:
Foto 1 di Adrien Olichon da Pexels