Furto 28 – Vomitatoio
Io ci sono sempre stato.
Non è una frase scritta a caso, il principio di un ricordo malinconico. È, semplicemente. Io ci sono sempre stato soprattutto quando i bisogni superavano le parole, quando qualcuno voleva qualcuno e quel qualcuno ero io. E io c’ero, in quel momento c’ero.
Ascoltare richiede pazienza, richiede distacco. Sulla pazienza ci ho lavorato per anni, incapace da sempre di godermi l’attimo, assaporare, fermarmi al qui, all’ora, allo stare e al restare. E ho trovato un equilibrio, precario e assai instabile non lo nascondo, ma salutare, per me e per quel qualcuno in ricerca. Mi sono modellato. Sul distacco invece non ho neanche provato a trovare soluzioni, è stata una resa, istintiva ma cosciente. La mia.
Ed è così, con la consapevolezza di aver ricevuto il dono dell’ascolto che scelgo di coltivare l’altro, silenziosamente empatico, con cuore e orecchi ad abbracciare, mente e bocca a consolare.
Io sì, io ci sono sempre stato.
E non è solo gratificante, non è solo piacevole, non lo è, non sempre. Perché la fine dell’ascolto coincide con l’inizio del sentirsi. Ed è lì, in quel momento, che il racconto diviene proprio, lì in quel momento che quel qualcuno che aveva bisogno di qualcuno ti passa il testimone, la fiaccola dei suoi pensieri, e ti lascia aggrovigliato e turbato, con ago e filo a ricucire.
Ascoltare è un’arte, le cui opere non hanno contorni, fluttuano nelle camere dell’anima e cambiano forma, cambiano dimensione, ti cambiano.
Ho coltivato come un contadino incapace l’ascolto, sperimentando i giusti strumenti, il concime per ogni stagione, la pioggia necessaria. Nell’ascolto si diviene sacerdoti, custodi di ferite e lacerazioni.
Io lo so, io ci sono sempre stato.
C’è un confine però, un confine pericoloso e azzardato, oltre il quale si crea una rottura insanabile, oltre il quale non c’è ritorno, non c’è più conforto. Quando qualcuno vuole qualcuno e quel qualcuno sono io, ma solo per riempirmi fino all’orlo, come un vaso pieno d’acqua in cui vuoi immergere dei fiori di plastica. Quando qualcuno ti usa e lo fa senza chiedere, senza scusarsi, senza permesso. Un vomitatoio, la puttana dell’ascolto. Una puttana.
Io ci sono sempre stato, ed è così che sto imparando il distacco.
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